Per la scoperta c’è molta attenzione anche da parte della Procura di Viterbo, che da oltre un anno è impegnata in una vasta operazione di recupero di beni storico-artistici coinvolti in traffici illeciti o in stato di abbandono. Le aspettative sono altissime, soprattutto da parte dei residenti e del sindaco di Carbognano Agostino Gasbarri, che sognano e sperano che le ossa appartengano alla leggendaria Giulia Farnese (1474-1524), la “Bella” come veniva apostrofata dai contemporanei per un’avvenenza (cantata da pittori come Raffaello e Pinturicchio) che ha segnato il suo destino di concubina del papa Borgia.
Ma tanti sono gli elementi che dovranno valutare i tecnici, come avverte l’archeologa Laura D’Erme, per avere dei dati preliminari. «La presenza di due teschi dimostra che siamo in presenza di due corpi: bisognerà valutare se si tratta di ossa in connessione e quindi di due sepolture, oppure se la nicchia è stata usata come un ossario», riflette la D’Erme. Le antropologhe dovranno valutare se sono ossa di donna o di uomo.
Già si tende ad escludere l’analisi al radiocarbonio, perché è una procedura non adatta a ossa così “recenti” (in fondo, sono solo ossa secolari). Gli archeologi, poi, faranno una verifica della stratigrafia muraria della nicchia, per fare una valutazione cronologica della sepoltura. Qualora i dati risulteranno “interessanti”, le ossa potrebbero anche essere trasferite nei laboratori specialistici di antropologia del Museo Pigorini di Roma per uno studio più approfondito.
Certo, il fatto che nel suo testamento, Giulia Farnese avesse richiesto di essere seppellita nella sua amata isola Bisentina (lago di Bolsena) anima la cautela estrema dei tecnici. «Forse varrebbe la pena fare nuove ricerche più circostanziate lì», dicono a mezza bocca.
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