Carbognano, una task force per il mistero delle ossa di Giulia Farnese

Carbognano, una task force per il mistero delle ossa di Giulia Farnese
di Laura Larcan
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Lunedì 17 Novembre 2014, 16:12 - Ultimo aggiornamento: 18 Novembre, 17:13
Una task force di archeologi, antropologi, storici dell’arte e architetti, per risolvere il giallo delle presunte ossa di Giulia Farnese, la famosa amante di Alessandro VI Borgia. La misteriosa scoperta di due teschi e ossa ritrovati nella nicchia nascosta dell’ex chiesa dell’Immacolata a Carbognano, il paesino nel viterbese che nel ’500 è stato famoso feudo di Giulia Farnese, ha mobilitato una squadra di tecnici. Appuntamento per domani mattina, quando un'équipe di esperti si recherà sul luogo del ritrovamento per una prima verifica dei resti. Dopo il rinvenimento avvenuto mercoledì scorso nel cantiere di restauro della chiesa sconsacrata diretto dalla Soprintendenza ai beni storico artistici del Lazio, si sono infatti affiancati anche la Soprintendenza ai beni architettonici del Lazio, l’Archeologica, oltre allo staff di antropologi del Museo Preistorico Pigorini di Roma.



Per la scoperta c’è molta attenzione anche da parte della Procura di Viterbo, che da oltre un anno è impegnata in una vasta operazione di recupero di beni storico-artistici coinvolti in traffici illeciti o in stato di abbandono. Le aspettative sono altissime, soprattutto da parte dei residenti e del sindaco di Carbognano Agostino Gasbarri, che sognano e sperano che le ossa appartengano alla leggendaria Giulia Farnese (1474-1524), la “Bella” come veniva apostrofata dai contemporanei per un’avvenenza (cantata da pittori come Raffaello e Pinturicchio) che ha segnato il suo destino di concubina del papa Borgia.



Ma tanti sono gli elementi che dovranno valutare i tecnici, come avverte l’archeologa Laura D’Erme, per avere dei dati preliminari. «La presenza di due teschi dimostra che siamo in presenza di due corpi: bisognerà valutare se si tratta di ossa in connessione e quindi di due sepolture, oppure se la nicchia è stata usata come un ossario», riflette la D’Erme. Le antropologhe dovranno valutare se sono ossa di donna o di uomo.



Già si tende ad escludere l’analisi al radiocarbonio, perché è una procedura non adatta a ossa così “recenti” (in fondo, sono solo ossa secolari). Gli archeologi, poi, faranno una verifica della stratigrafia muraria della nicchia, per fare una valutazione cronologica della sepoltura. Qualora i dati risulteranno “interessanti”, le ossa potrebbero anche essere trasferite nei laboratori specialistici di antropologia del Museo Pigorini di Roma per uno studio più approfondito.



Certo, il fatto che nel suo testamento, Giulia Farnese avesse richiesto di essere seppellita nella sua amata isola Bisentina (lago di Bolsena) anima la cautela estrema dei tecnici. «Forse varrebbe la pena fare nuove ricerche più circostanziate lì», dicono a mezza bocca.
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