Infedeli ma innamorati, il tradimento vuol dire davvero la fine dell'amore?

Infedeli ma innamorati, il tradimento vuol dire davvero la fine dell'amore?
di Maria Lombardi
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Domenica 14 Giugno 2015, 11:59 - Ultimo aggiornamento: 15 Giugno, 22:34
Ti prometto amore eterno ed eterna infedeltà. Tanto poi va a finire così, anche dopo aver solennemente giurato ci sarai solo tu, per sempre. Ma chi l’ha detto poi che «essere infedeli vuol dire davvero non amare?». La domanda destinata a far litigare è sulla copertina del primo romanzo di Eliza Kennedy:Se mi sposi, ti tradisco, (Mondadori, 19 euro). Racconta i tormenti molto allegri di Lily Wilder, un avvocato di New York che ama la vita e al giorno del matrimonio si avvicina a modo suo, tra sbronze e notti pazze. Da promessa sposa inaffidabile. Lo sapesse Will, archeologo romantico e innamorato, il fidanzato che tutte vorrebbero. Anche lei lo vuole, ma insieme a tanti altri.

FILOSOFIA

Domanda oziosa, avrebbe da ridire il filosofo e scrittore Michel De Montaigne, essendo l'amore - «quell'alleanza tra immaginazione e corpo» - un sentimento intenso quanto volubile. Il tradimento? Praticamente inevitabile, che si ami o no. «Cesare,Pompeo, Antonio e Catone portavano le corna così come altri galantuomi... ». Prendete nota. Anche perché la gelosia è la peggiore malattia dello spirito dopo l’invidia, sentenzia il pensatore francese nelle sue riflessioni sull’eros raccolte nel libro appena pubblicato da Fazi La fame di Venere (14,50 euro). L’amore romantico, quello che cambia la vita, per lui semplicemente non esiste.



Cinque secoli dopo il cinico - o sincero - De Montaigne, che ne è della fedeltà ai tempi delle tentazioni social? Lily la fa a pezzi ancor prima di arrivare al sì. È in buona compagnia, il 38 per cento degli uomini che sta per sposarsi - secondo un sondaggio condotto da Victoria Milan, uno dei maggiori siti per persone in cerca di avventure - si concede scappatelle, anzi quello è uno dei momenti in cui si mente di più.



Nessun dramma e nessuna tragica colpa, ci si lascia per noia più che per corna. «Il tradimento non è tra i primi motivi di crisi coniugali», spiega Gian Ettore Gassani, presidente degli avvocati matrimonialisti italiani. «È semmai l’infedeltà di vita a portare alla separazione nel maggior numero di casi, quando ci si trova accanto una persona con cui non si riesce a condividere altro che il silenzio e la routine». Solo il 30 per cento delle coppie si dice addio per via di storie clandestine. Capita così che lui o lei si affidano agli investigatori per scoprire la tresca, raccolgono le prove e poi non ne fanno nulla. Cornuti e pazienti. «Gli uomini oggi, contrariamente al passato, tollerano il tradimento ma non l’abbandono. Stalker è colui che viene lasciato, non il tradito». Lo fanno tutti, lui o lei in ugual misura, «la fedeltà non c’è più, i social hanno moltiplicato all’infinito le occasioni di incontri». Ne approfittano le giovani cacciatrici, puntano su Facebook il cinquantenne con una buona posizione e lo tempestano di foto ammiccanti finché lui non cede. In quel caso c’è poco da fare, il fedifrago vuole tutto tranne che essere perdonato dalla moglie. Anche i giudici sono cambiati. «Non tutte le infedeltà portano a una dichiarazione di responsabilità in tribunale - aggiunge Gassani - il tradito ha l’onere di dover dimostrare che il tradimento è all’origine della crisi di coppia e non ne è la conseguenza». Insomma, prima c’era la famiglia del Mulino bianco e poi è arrivato il/la guastafeste.



Niente di irrimediabile, le corna, anzi «il tradimento può diventare uno stimolo a ridefinire la vita di coppia e cercare nuovi equilibri», sostiene Beatrice Toro, psicologa e psicoterapeuta, docente alla Lumsa. «Oggi c’è una forte pressione a tradire, ci si sente quasi obbligati a farlo per non rinunciare a nuove sensazioni». E questa è la prima categoria di traditori, i ”sensation seekers“, i meno pericolosi. «Sono quelli che moltiplicano le avventure, hanno una storia fissa che considerano alla stregua della famiglia di origine e altre relazioni satellitari. Ma il loro rischio è calcolato, appena vengono scoperti mollano gli altri o le altre». Più tormentati quelli dalle vite parallele, «in quel caso il tradimento significa aprire un nuovo spazio relazionale, risponde a una ricerca di autenticità, è un modo di segnalare al partner il proprio disagio. Recuperare è più difficile». La verità comunque sia è che si tradisce per non lasciare, «in fondo il traditore è sofferente, la sua è una figura drammatica, si sente spinto in situazioni differenti e riesce a trovare solo soluzioni ambigue». Lo sa bene Lily Wilder. «Ci diremo sempre la verità», incalza Will. Lei scuote la testa: «È impossibile».