I 100 anni di Italo Calvino, lo scrittore rampante: ecco perché bisogna ricordarlo

I 100 anni di Italo Calvino, lo scrittore rampante: ecco perché bisogna ricordarlo
di Riccardo De Palo
4 Minuti di Lettura
Domenica 15 Ottobre 2023, 15:24

Il 15 ottobre del 1923 nasceva nei pressi dell’Avana, Cuba, Italo Calvino, «uno dei più affascinanti scrittori che abbiano mai preso la penna in mano», come lo ha definito l’accademica statunitense Merve Emre lo scorso febbraio sul New Yorker. In che altro modo definire un autore che scrive, nell’incipit di Se una notte d’inverno un viaggiatore, al lettore in procinto di leggere il suo romanzo: «Rilassati. Raccogliti. Allontana da te ogni pensiero. Lascia che il mondo sfumi nell’indistinto. La porta è meglio chiuderla; di là c’è sempre la televisione accesa», per poi elencare tutta una serie di posizioni comode in cui mettersi a leggere - «seduto, sdraiato, raggomitolato, coricato» - e continuare a giocare così all’infinito, in un romanzo-mondo capace di sorprendere continuamente, fino alla fine.


ENTUSIASMO

Difficile non amare un autore che condensa entusiasmo per la scrittura (e i suoi sottotesti), in ogni frase, in ogni pagina, in questo modo. E il cui sguardo è capace sempre di andare oltre le apparenze. Si direbbe un untore, capace di diffondere allegramente ai quattro venti il virus della lettura. Calvino seduce nelle Lezioni americane pubblicate postume nel 1988, il suo vero testamento letterario, quando incita a «considerare la leggerezza un valore anziché un difetto»; conquista con il Barone rampante, con la tenacia del piccolo protagonista che, disgustato da un piatto di lumache, decide di non scendere mai più da un albero del giardino di casa sua; ed è impossibile non essere rapiti da Le città invisibili, e dal lungo racconto di metropoli immaginarie, che Marco Polo racconta a Kublai Khan, affascinato dal racconto quanto noi. «D’una città non godi le sette o le settantasette meraviglie, ma la risposta che dà a una tua domanda», scrive in questo libro Calvino. E quando si tratta di descrivere un ponte, pietra per pietra, Kublai Khan chiede quale sia la pietra che sostiene il ponte. «Il ponte non è sostenuto da questa o quella pietra, – risponde Marco, – ma dalla linea dell’arco che esse formano. Kublai Kan rimane silenzioso, riflettendo. Poi soggiunge: – Perché mi parli delle pietre? È solo dell’arco che mi importa. Polo risponde: – Senza pietre non c’è arco».


LA VITA


Italo Calvino nacque appunto il 15 ottobre di cento anni nella regione dell’Avana. Il padre, Mario, è un agronomo di Sanremo, e la madre Eva Mameli una botanica, in missione a Cuba per studiare la produzione di canna da zucchero. Il soggiorno oltremare dura poco, e due anni dopo la nascita del piccolo Italo la coppia è già tornata a Sanremo, per curare la Stazione sperimentale di floricoltura Orazio Raimondo, e contemporaneamente sperimentare colture nel giardino della villa di famiglia (che oggi, purtroppo, non esiste più). «Della mia nascita d’oltremare - ricordò poi Calvino - conservo solo un complicato dato anagrafico (che nelle brevi note bio-bibliografiche sostituisco con quello più “vero”: nato a Sanremo), un certo bagaglio di memorie familiari, e il nome di battesimo che mia madre, prevedendo di farmi crescere in terra straniera, volle darmi perché non scordassi la patria degli avi, e che invece in patria suonava bellicosamente nazionalista».


Cuba restò però in qualche modo nel cuore di Calvino, che nel 1964 vi tornò per sposare la donna di cui si era innamorato, la traduttrice argentina Esther Judith Singer (1925-2018), detta Chichita. La conobbe a Parigi. Sul periodo francese, ha appena pubblicato un libro Fabio Gambaro, Lo scoiattolo sulla Senna. L’avventura di Calvino a Parigi (Feltrinelli): «Fu Cesare Pavese - dice - a definirlo “uno scoiattolo della penna”. Negli anni francesi scrisse i suoi tre capolavori, Le città invisibili, Il castello dei destini incrociati e Se una notte d’inverno un viaggiatore, i romanzi che gli hanno dato una fama internazionale».
Calvino con la bella Chichita e il figlio di lei, Marcello Weil, si stabilirono poi a Roma, in un attico fiabesco in pieno centro, a Campo Marzio, che oggi è diventato la dimora di Thom Yorke dei Radiohead e di sua moglie, l’attrice palermitana Dajana Roncione. È il 1965 quando nasce la figlia Giovanna, che oggi vive a New York. È stata proprio Giovanna a sottolineare due anni fa - nel corso dell’inaugurazione della Sala Italo Calvino presso la Biblioteca Nazionale Centrale di Roma - la grande fortuna postuma del padre, che dilaga anche nei social, con citazioni spesso inventate di sana pianta.

IL BILANCIO

Oggi, a parte rare voci discordanti, l’eredità di Calvino appare consistente.

Se alcuni sperimentalismi alla Raymond Quenau o alla Georges Perec oggi possono apparire fuori moda, così come forse anche un certo “impegno”, tutta la produzione di Calvino è ancora ben presente in libreria, al contrario di altri autori (come Alberto Moravia) che vengono molto meno spesso ristampati. Dunque, è tempo di riscoprire un grande scrittore italiano. Dal primo Il sentiero dei nidi di ragno, ispirato alla sua stessa esperienza nella Resistenza, ai capolavori della maturità, fino a Palomar. «D’un classico - come scriveva lui stesso - ogni prima lettura è in realtà una rilettura».

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