Scuole chiuse, il provveditore Peroni: "Mi piange il cuore. Ci adegueremo ma i numeri non sono da zona rossa"

Alunni a scuola
di Federica Lupino
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Lunedì 15 Marzo 2021, 06:35 - Ultimo aggiornamento: 19:48

"Ahinoi, ci risiamo. Da uomo delle istituzioni, non posso che esprimere la massima fiducia negli esperti del Comitato tecnico-scientifico e nei politici che hanno preso la decisione. Sicuramente loro avranno maggiori dati rispetto a quelli a nostra disposizione. Certo è che mi piange il cuore per questa chiusura”. Danilo Peroni, responsabile dell’ufficio scolastico provinciale, si fa portavoce dello scoramento nel mondo della scuola, ripiombato nell’arco di 48 ore nella didattica a distanza, in una provincia i cui numeri non sono certo da zona rossa.

Il dirigente rimarca che “la scuola è un luogo fisico essenziale per la formazione della personalità, oltre che per l’acquisizione delle competenze. Da qui dipende il futuro sviluppo del Paese. Ma di fronte alla nuova serrata – allarga le braccia – non possiamo che attrezzarci per fare il meglio”.

Eppure, fino all’ultimo il ritorno alla Dad non veniva vissuto come un rischio. “Il sistema scuola a Viterbo ha funzionato. Siamo stati bravi – rivendica – a garantire lezioni in sicurezza e a isolare le classi al primo caso, tanto che la situazione ora è decisamente migliore rispetto a ottobre-novembre”. Un quadro che Peroni ricorda rispecchiare quello generale: la media dei nuovi casi negli ultimi sette giorni nella Tuscia è stato di 56 ogni 24 ore. “Numeri risibili – osserva – soprattutto se confrontati con quelli di Frosinone che arriva a 204. Lì giustamente la Regione Lazio ha istituito una zona rossa chirurgica. Del resto, c’erano 299 casi ogni 100.000 abitanti, noi ne abbiamo 127, ovvero la metà del limite perché scatti il lockdown.

Insomma, Viterbo dati alla mano poteva non essere zona rossa”.

Così non è stato e nel giro di due giorni le scuole – e le famiglie – sono ripiombate a un anno fa, con tutte le classi chiuse. “Gli insegnanti – afferma Peroni – sono subito entrati in fermento per garantire la migliore Dad possibile. Ma per quanto ce la metteremo tutta, resta che non potrà mai essere paragonata alle lezioni in presenza”. Le maggiori difficoltà ci saranno soprattutto per i più piccoli: difficile programmare attività a distanza per gli alunni dell’infanzia e della primaria. “La Dad incide in maniera inversamente proporzionale sull’età. E il ruolo delle famiglie si rivelerà fondamentale”, ricorda. Resta che “la classe digitale non è uguale per tutti. In aula c’è una sostanziale uguaglianza tra gli alunni. Non a casa: dipende molto dalle caratteristiche della famiglia, dalla velocità e stabilità di connessione, dal possesso di pc e tablet”. Di positivo, la possibilità per i bambini fragili e gli alunni con bisogni educativi speciali di continuare in presenza, insieme ai compagni che si alterneranno in classe a turno.

L’auspicio è che quanto meno si tratti di una parentesi. “Agli studenti dico di tenere duro e di avere un atteggiamento partecipativo alle lezioni digitali. Sfruttiamo al massimo queste settimane per tornare in presenza dopo Pasqua. Magari evitando feste di compleanno o pranzi dei 100 giorni di cui purtroppo – stigmatizza – abbiamo sentito parlare”.

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