Alla vigilia delle celebrazioni per il patrono San Valentino
il vescovo Giuseppe Piemontese: «Alcune vertenze dettate solo dal profitto»

Alla vigilia delle celebrazioni per il patrono San Valentino il vescovo Giuseppe Piemontese: «Alcune vertenze dettate solo dal profitto»
di Lorenzo Pulcioni
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Sabato 6 Febbraio 2021, 08:40

TERNI La festa del santo patrono in piena pandemia, l’emergenza lavoro, il quartiere in degrado. Padre Giuseppe Piemontese, vescovo di Terni-Narni-Amelia, dopo la Messa di domenica che sarà celebrata in Duomo, accompagnerà l’urna con le reliquie di San Valentino, in forma privata, insieme al sindaco Leonardo Latini attraverso le strade della città: «Invitiamo a non provocare assembramenti - raccomanda - ma a distanza sostare in preghiera. I cittadini che hanno finestre e balconi prospicienti la strada, espongano un segno di rispetto e devozione e si affaccino per unirsi alla preghiera».
Nell’anno in cui cade il quarantesimo anniversario della visita di Papa Giovanni Paolo II alle Acciaierie di Terni, la scelta è stata quella di dedicare la festa di San Valentino al tema del lavoro: «Alcune vertenze che riguardano il nostro territorio non sono causate dalla crisi, ma da interessi e profitti. In completo dispregio delle difficoltà delle famiglie. Queste cose sono inaccettabili. La Chiesa deve far sentire la propria voce e intervenire nelle politiche di emergenza, assistenza, formazione e sensibilizzazione. Poi tocca a politici, imprenditori e parti sociali fare la loro parte. Come ha detto Papa Francesco, il lavoro è vita ed è centrale per la dignità della persona». Lutti che hanno colpito anche tanti sacerdoti. Don Sandro Sciaboletta, don Fernando Benigni e don Luigi Pallottini morti per Covid. Don Edmund Kaminski scomparso per un tragico incidente in bicicletta: «Preti straordinari con storie significative che hanno dato un grande contributo alla nostra città anche a livello internazionale. Don Sandro nel Kosovo, don Edmund e don Fernardo in Africa, don Luigi in America Latina.

Un onore per noi e un dovere ricordarli. Per questo abbiamo deciso di pubblicare un volume che uscirà tra una decina di giorni, un annuario dei sacerdoti deceduti negli ultimi 50 anni nella nostra diocesi. Sono tanti quelli che hanno promosso il bene della nostra gente e della nostra città, è bene ricordarli e custodirne la memoria». A proposito di Covid, ad Amelia c’è stato il caso del focolaio scoppiato dopo la celebrazione della Messa: «Preciso che il focolaio c’era già prima e non è scoppiato dopo la celebrazione della Messa. Posso assicurare che in tutte le chiese vengono rispettati distanziamento, mascherine e igienizzazione. Le chiese non sono luogo di focolai. Insisto molto con i parroci sul rispetto delle norme, dalle limitazioni del coro al rispetto della distanza. Ai funerali l’assemblea si scioglie senza le condoglianze e senza abbracci». Con ‘Sos quartieri’, il Messaggero è andato a San Valentino e il quadro che ne deriva è sconfortante, sembra di vivere in una favela: «L’ho girato a piedi per la prima volta nel 2017 e mi fece impressione. Mi fermai a parlare con alcuni anziani seduti sulle panchine, mi manifestarono il loro disappunto. Ci sono associazioni che lavorano bene, ma ci sono anche angoli di degrado. Anche beni della chiesa vengono vandalizzati, per certe persone ci vorrebbe una rieducazione ‘energica’. La città bella la costruisce l’amministrazione, poi tocca a imprese e cittadini custodirla. Una città può mantenersi solo con la responsabilità di tutti: associazioni, parrocchie, singoli cittadini e comitati di quartiere» conclude.

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