Terni. Elisabetta Picerno: «Mio fratello Stefano vittima di Messina Denaro: la nostra vita stravolta ma credo solo alla giustizia divina, non a quella degli uomini»

Nessun sollievo dopo la morte del boss. "Mia madre, che non c'è più, non si è mai data pace per la perdita di suo figlio"

Terni. Elisabetta Picerno: «Mio fratello Stefano vittima di Messina Denaro: la nostra vita stravolta ma credo solo alla giustizia divina, non a quella degli uomini»
di Alberto Favilla
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Giovedì 28 Settembre 2023, 00:50

La morte di Matteo Messina Denaro a l’Aquila, il capo storico di “Cosa nostra”, ha avuto i suoi riflessi anche a Terni. A parlare è  la sorella di Stefano Picerno, il vigile del fuoco del quartiere San Giovanni morto il 27 luglio del 1993 mentre svolgeva le sue mansioni. Aveva solo 36 anni l’eroe ternano. Picerno morì nell’attentato di via Palestro, a Milano, un attentato dinamitardo di stampo mafioso:o proprio in quei giorni era sato approvato il famoso 41 bis, la legge che prevede il carcere duro per i reati di mafia e Cosa nostra decise per una rappresaglia. "Proprio così. Fu proprio Matteo Messina Denaro ad ordinare quella strage – racconta, emozionata, Elisabetta Picerno, la sorella di Stefano – lo hanno detto dopo tanti anni le indagini, ma è stato lo stesso sindaco di Milano Sala a luglio scorso, in occasione del trentennale di quella strage, a ribadirci che la strage fu ordinata proprio dal boss morto in questi giorni. Fu Messina Denaro a decidere il posto, l’ora e le modalità dell’attentato in cui persero la vita non solo mio fratello Stefano, che si era appena sposato, ma anche altre quattro persone: un vigile urbano, un marocchino che venne raggiunto da una lamiera mentre dormiva sopra ad una panchina e altri due colleghi di Stefano". Quella sera maledetta, erano circa le 23, il vigile urbano Alessandro Ferrari notò la presenza di una Fiat uno, che risulterà rubata, parcheggiata in via Palestro, di fronte alla galleria d’arte, dirimpetto al Padiglione di arte contemporanea. Da quell’auto fuoriusciva un fumo biancastro per cui il vigile insospettito chiamo i vigili del fuoco che intervennero immediatamente. Fu proprio Stefano Picerno, il capo squadra, che intuì subito che in quella fiat c’era un ordigno. Fece in tempo a far sgombrare la piazza e a tenere lontano i curiosi. Ma qualcosa non andò per il verso giusto tanto che quella macchina all’improvviso saltò in aria.

"Il destino è stato davvero crudele con mio fratello che quella sera non doveva neanche lavorare – aggiunge Elisabetta – un collega ebbe un’emergenza e gli chiese il cambio. In realtà lui era ancora in ferie. La morte di Matteo Messina Denaro mi lascia indifferente.

Io credo nella giustizia divina, meno in quella degli uomini. Sono una credente quindi so bene cosa voglio dalla vita e che lui dovrà rispondere al Signore di tutte le sue malefatte. Personalmente ha rovinato la mia esistenza e quella della mia famiglia. La morte di mio fratello ha mandato fuori di testa mia mamma Lucia. E’ dura davvero per una mamma sopravvivere alla morte di un figlio". Per la cronaca Stefano Picerno aveva già ricevuto onorificenze dallo Stato per i lavoro svolto nel 1987 in Valtellina quando l’alluvione causò 53 morti e per il lavoro effettuato nel 1980 quando un terremoto devastante in Irpinia causo circa tremila morti. "Mio fratello è davvero un eroe nazionale – e malgrado siano passati trent’anni il suo ricordo è vivo in tutti noi".

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