Ristoratori in ginocchio
In un anno hanno chiuso
cinquantasette attività

Ristoratori in ginocchio In un anno hanno chiuso cinquantasette attività
di Sonia Montegiove
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Sabato 3 Aprile 2021, 09:19 - Ultimo aggiornamento: 12:56

TERNI Il 2020 lascia più morti che nati nel settore bar, ristoranti, ristoranti mobili, mense e catering. Solo nel ternano, sono 56 le imprese del settore ristorazione che chiudono i battenti a fronte delle 20 nuove iscritte, con un saldo di -36. Non va meglio in generale per l’Umbria dove il saldo è negativo e tocca quota -168 per le 271 cessate contro le 103 che hanno inaugurato nell’anno della pandemia. Se si vanno a guardare nel dettaglio, i dati pubblicati da Movimprese di Infocamere mostrano le diverse facce della crisi: sono le imprese individuali e le società di persone, infatti, a far registrare il saldo negativo più evidente. 12 ristoranti gestiti da imprese individuali in meno rispetto allo scorso anno e -9 quelli condotti da società di persone a fronte di una chiusura di 3 società di capitali. Non molto diversa la situazione dei bar, dove il saldo di 12 imprese in meno rispetto al 2019 riguarda in primo luogo società di persone (-6) e le ditte individuali (-3). Tassi di mortalità più alti di quelli di natalità in tutta l’Umbria: i ristoranti e le attività di ristorazione mobile presentano, infatti, una natalità pari all’1,9 per cento, con una mortalità pari al 5,7 per cento; per le mense e i catering il tasso di natalità è stato pari all’1,7 per cento contro un tasso di mortalità del 3,4 per cento; per i bar e i caffè al 2,6 per cento della natalità corrisponde un 6,5 per cento di mortalità. Tassi di imprenditorialità tutti con segno negativo: -5,3 per cento per le società di persone, -5,3 per cento per altre forme di società, -3,8 per cento per le imprese individuali e -0,7 per cento per le società di capitale. I mesi di lockdown, zone rosse, restrizioni, chiusure anticipate, caffè e cibi da asporto hanno probabilmente dato il colpo di grazia a un settore che era già in crisi e che nel 2019, nel solo territorio ternano, aveva fatto registrare comunque un saldo negativo per le 65 attività di registrazione cessate a fronte delle 43 nuove registrazioni. Per fare un bilancio più realistico occorrerà peraltro aspettare i dati del primo semestre di quest’anno.

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