Rifugiati, esplode la guerra dei conti

L'arrivo di alcuni rifugianti a Terni
3 Minuti di Lettura
Sabato 20 Luglio 2019, 17:00
Gli scontrini per le stampanti «spero facciano anche le lastre per quanto sono costate» (3.800 euro), gli assegni versati per gli affitti «una famiglia ternana spende al mese un decimo delle cifre viste». I soldi utilizzati per il personale «mille euro per ogni immigrato», ma anche le fatture emesse per generiche spese di integrazione «nemmeno un soldo bucato per corsi di formazione o di alfabetizzazione». Il consigliere comunale Emanuele Fiorini ha aperto il fronte ternano dello Sprar (Sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati).
«Una macchina mangia soldi costruita sulle spalle di povere persone», ha denunciato ieri in occasione di una conferenza stampa convocata per divulgare i dati raccolti che riguardano Palazzo Spada. «Anche in questo caso, come è già capitato ad Attigliano, c'è un dipendente comunale che è stato inserito a sua insaputa nel progetto Sprar, ma per ragioni di privacy non posso fare i nomi». Fiorini ha passato ai raggi x il periodo che va dal 2014 al 2016. Arci e San Martino le società che si sono occupato di gestire lo Sprar. In particolare Fiorini ha calcato la mano sui rilievi che il Viminale ha fatto rispetto alla gestione della sezione dello Sprar dedicata al disagio mentale. «Bene ha fatto l'assessore Cecconi a sospendere questo servizio», dice Fiorini. Le cifre passate sotto la lente del Viminale riguardano i soldi che sono finiti nelle casse di alcune coop: il Cerchio e la Speranza. «In particolare la coop la Speranza che ha preso 38 mila euro nel 2014, 79mila nel 2015 e 75 mila nel 2016. Ma la coop la Speranza fa notare il Viminale non faceva parte dell'Ats (associazione temporanea di scopo, ndr) guidata dalla San Martino», denuncia Fiorini. «Per il disagio mentale sono stati spesi duecento mila euro l'anno per gestire in media due persone al mese», ha aggiunto Fiorini. Spese per il personale e soldi utilizzati per pagare gli affitti. Altro capitolo che Fiorini ha sviscerato con particolare attenzione. «Per una media di trenta rifugiati sono stati spesi ogni anno 85mila euro di affitti, mentre la spesa per il personale è arrivata a toccare quota 374 mila», ha aggiunto Fiorini.
La replica di Francesco Camuffo, presidente dell'Arci, non si è fatta attendere: «La fotocopiatrice che abbiamo acquistato serve anche a produrre i documenti che Fiorini ci chiede. Ben vengano le azioni che fa il consigliere perché è il nostro bollino di qualità. Vuol dire che lavoriamo bene se dopo tutti gli esposti che ha fatto ancora continuiamo a lavorare. Per quanto riguarda il disagio mentale - prosegue Camuffo - non c'è stata nessuna sospensione, ma solo l'impossibilità di una proroga tecnica. È una bugia colossale il fatto che non abbiamo impegnato risorse per l'alfabetizzazione e la formazione dei rifugiati, avremmo chiuso subito. Ogni soldo speso viene autorizzato dal Viminale. Per quanto riguarda la coop la Speranza il Viminale ha invitato l'Ats a coinvolgerla nell'associazione, nessun rilievo».
Lo scontro è appena iniziato visto che Fiorini annuncia sviluppi che interesseranno anche i Cas (Centri accoglienza straordinaria) coordinati dalla Prefettura.
 
© RIPRODUZIONE RISERVATA