Rifugi antiaerei e grotte, la storia dei ternani sotto terra

Rifugi antiaerei e grotte, la storia dei ternani sotto terra
di Lorenzo Pulcioni
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Venerdì 9 Dicembre 2022, 10:27

TERNI Le grotte nel tratto fluviale tra ponte Santa Maria Maddalena e ponte di Cervara usate come rifugio durante la seconda guerra mondiale. «Quando suonava la sirena si scappava di corsa - racconta Amedeo Forti che qui è nato nel 1936 e vive ancora oggi - chi portava le scarpe, chi i panni. C'era una scala a pioli e tanti cadevano perchè era larga non più di un metro». Nella mappa del catasto gregoriano si chiamava Colle delle Grotte ed oggi, grazie al progetto finanziato dalla Fondazione Carit e prodotto dal Gruppo Grotte Pipistrelli di Terni insieme alla sezione Cai di Terni Stefano Zavka', una nuova luce emerge su questa zona ricca di storia. L'indagine archeologica ha portato alla realizzazione di una mappa dell'area e un documentario curato dal regista Lorenzo Bernardini insieme a Greca Campus, Michele Manuali, Paolo Sfirri, Massimiliano Gasperini e Paola Patrizi.
«Una parte della città di Terni troppo nascosta che svela tracce della presenza romana e racconta la tragica storia dei bombardamenti durante la guerra» dice Paolo Boccaccini del Gruppo Grotte Pipistrelli. Le esplorazioni partono dall'analisi dell'opera del 1935 Le acque pubbliche, gli acquedotti di derivazione e le utilizzazioni idrauliche del territorio di Terni dell'ingegnere Guido Bergui che cita la presenza di «ruderi di tratti d'antichissima galleria d'un canale scomparso» di origine riconducibile all'epoca romana.
Così il Gruppo Grotte ha ampliato la conoscenza dell'area, individuando altri quattro tratti dell'antico canale, numerose grotte scavate a mano ed utilizzate come rifugi antiaerei durante la seconda guerra mondiale. Ben visibili ancora oggi le nicchie dove venivano stipati i letti. «Mia madre mi allattava proprio lì - racconta Rita Ciaccafava, nome di battaglia La Tigre' - la gente ci viveva e ci cucinava: portavano pentole, piatti e la notte si stava lì. Papà lavorava all'acciaieria quindi ovviamente ogni tanto doveva uscire». Nel piano di difesa antiaerea della città redatto dall'ingegner Ramaccioni queste erano le condizioni di sfollamento: «Una buona organizzazione deve condurre a lasciare nel centro cittadino non più di un terzo della popolazione ordinaria, parte della quale può fruire dei rifugi a grotta». Il documentario mostra così il Rifugio della Bifora, un sotterraneo ricavato allargando un precedente canale idraulico, derivazione laterale del canale Cervino probabilmente utilizzato per smaltire gli eccessi di acqua o per irrigare la zona vicino al Nera. E ancora il Rifugio Latrina e il Rifugio di Villa Sant'Angelo, dall'omonima villa che era sede del comando tedesco dove venivano stipate armi e munizioni, una cavità con androne naturale e un insieme di camere scavate artificialmente collegate da un corridoio semicircolare. «Più che rifugi erano dei nascondigli, non essendo molto profondi» spiega l'archeologo Valerio Chiaraluce. Antiche gallerie romane e cavità naturali e artificiali che per tanti ternani hanno rappresentato il riparo dall'incubo delle bombe.
 

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