Ricatti sui social, attenti a quella “mail di Facebook”: «È una trappola»

Ricatti sui social, attenti a quella “mail di Facebook”: «È una trappola»
di Egle Priolo
3 Minuti di Lettura
Lunedì 29 Agosto 2022, 09:22

PERUGIA - «Ciao, abbiamo ricevuto una richiesta di reimpostazione della tua password di facebook. Inserisci il seguente codice per la reimpostazione della password. In alternativa, puoi cambiare direttamente la tua password. Non hai richiesto questa modifica? Se non hai richiesto una nuova password, comunicacelo». Con quest'ultima parola sottolineata e in blu a significare che basta cliccarci sopra per svolgere rapidamente l'operazione richiesta. Un attimo, per cambiare la password e stare sicuri. Anche perché la mail in questione arriva all'indirizzo internet dell'utente collegato al proprio profilo Facebook da un indirizzo mail che rimanda direttamente a Facebook. Oppure, sempre la mail di “security” apparentemente inviata dal social network ti segnala che il tal giorno alla tal ora la tua password è stata reimpostata. Ergo, se non sei stato tu significa che sei vittima di un attacco da parte di qualche criminale informatico. Quindi, se non sei stato tu a reimpostare la password del tuo profilo social devi immediatamente comunicarlo. Il tutto con la tua foto profilo a rendere le cose ancora più credibili.

Peccato che dietro tanto darsi da fare per la sicurezza dell'utente si nascondano in realtà proprio quei truffatori e ladri di profili da cui dovresti essere protetto. Intendiamoci, il social network e tutte le sue misure di sicurezza e anti truffa sono i primi ad essere vittima di quanto succede. Perché il livello degli attacchi informatici finalizzati a rubare profili, dati personali ma anche a entrare nelle memorie di telefoni e computer per rubare i codici di accesso al conto corrente online è sempre più elevato. Sono stati eliminati quasi del tutto quei grossolani errori di scrittura in italiano e soprattutto gli indirizzi e-mail da cui partono le comunicazioni sono altamente credibili. Al punto che c'è bisogno di confrontarsi con qualche esperto per capire la validità o meno di quegli indirizzi.
Esattamente quanto accaduto qualche giorno fa a un artigiano perugino, che si è visto contemporaneamente attaccare non solo sul proprio profilo Facebook ma anche su uno degli account di posta elettronica. Un attacco simultaneo che gli ha fatto appunto temere per qualche ora di essere caduto vittima di un violento attacco hacker e che dunque la mail apparentemente inviata da Facebook potesse essere un definitivo avvertimento. «E invece – racconta – dopo aver sentito un esperto e aver segnalato la cosa alla polizia postale, ho capito che l'attacco vero sarebbe arrivato se avessi cliccato sul link che mi veniva indicato qualora non fossi stato io a richiedere di reimpostare la password». Sarebbe stato quello, infatti, molto probabilmente il passaggio definitivo fornito ai criminali del web per impossessarsi del proprio profilo Facebook per condividere a sua insaputa materiali pedopornografici e poi essere ricattato: soldi in cambio della “ripulitura” completa del proprio account social.
Un continuo. Attacchi quotidiani che stanno colpendo centinaia, migliaia di umbri. La storia del professionista perugino, raccontata dal Messaggero qualche giorno fa, che invece a quella mail ha purtroppo creduto ha avuto un seguito allucinante: gli è stato rubato il profilo e a suo nome sono state condivise foto e video hard di minori con tanto non solo di blocco da parte del social network ma anche di richiesta di riscatto per liberare il profilo. Il professionista a quel punto non solo ha denunciato tutto ma ha anche dovuto spendere 1500 euro affidandosi a degli esperti per poter tornare in possesso del proprio account.
E se gli attacchi sono migliaia, sono oltre trenta le denunce per questi ricatti e furti social che in appena due mesi sono finite sulle scrivanie degli agenti della polizia postale di Perugia, diretti da Michela Sambuchi.

A testimonianza di come il problema sia attuale e imponga la massima cautela e attenzione.

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