«Quel prete è pedofilo e va a donne» Pensionata condannata per stalking

«Quel prete è pedofilo e va a donne» Pensionata condannata per stalking
di Nicoletta Gigli
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Sabato 9 Settembre 2023, 07:59

TERNI I pizzini contro il parroco di Collescipoli li ha lasciati ovunque. Nelle chiese di Terni, dal Duomo a San Francesco e San Pietro, vicino alle scuole elementari e all'istituto Leonino oltre che sui muri del paese. Don Albin veniva accusato, con frasi irripetibili e disegni osceni, di essere pedofilo e di frequentare donne con scopi sessuali. Un vero e proprio stalking per le carte d'accusa, che ha visto la 73enne di Collescipoli infierire anche contro monsignor Giuseppe Piemontese, l'ex vescovo della diocesi di Terni, Narni e Amelia. La donna, in un crescendo inarrestabile, è arrivata a scrivere pure alla Santa Sede. Sue le lettere a tre cardinali con cui lei chiedeva provvedimenti nei confronti dell'allora vescovo diocesano che, a suo dire, nonostante fosse a conoscenza delle presunte malefatte di don Albin, continuava a coprirlo. Tre anni d'inferno per il prete di colore, che a Collescipoli è amato da tutti, e per l'ex vescovo, che alla fine furono costretti a denunciare lo stallking e a portare la donna in tribunale. Il processo di fronte al giudice Simona Tordelli si è chiuso con la condanna della 73enne di Collescipoli a un anno e quattro mesi di reclusione. A difenderla l'avvocato Fabrizio Garzuglia. Ad assistere l'ex vescovo Roberto Spoldi, mentre la legale di don Albin, che a Perugia è giudice per la Sacra Rota, è Patrizia Bececco. «Si conclude una storia penosa per don Albin - dice Bececco - un sacerdote che viene dalla Costa d'Avorio, ha fatto tanti sacrifici ed è amato da tutta la comunità di Collescipoli.
Albin - aggiunge - è stato vittima di una reazione sconsiderata». Tutto inizia nel 2018. Don Albin, parroco della chiesa di Santa Maria Maggiore e San Nicola di Collescipoli, parla benissimo il francese e partecipa come accompagnatore a una gita a Parigi, organizzata da un gruppo di persone che non fanno parte della parrocchia. La donna gli chiede di poter partecipare ma lui, non essendo tra gli organizzatori, non può dire decidere in tal senso. Da quel giorno, e per quasi tre anni, si scatena l'inferno. Fatto di lettere anonime, disegni osceni anche a sfondo razziale, accuse con parole irripetibili e feci con cui viene imbrattata la maniglia dell'auto del prete. Le indagini dei carabinieri individuano la presunta stalker. A casa sua vengono recuperate le brutte copie dei pizzini e i pennarelli utilizzati per inveire contro Albin e l'allora vescovo, Piemontese. A inchiodarla anche le immagini di quando lei, all'istituto Leonino, lascia i biglietti d'accusa che la porteranno a processo per lo stalking che, si legge nelle carte «ha cagionato a don Albin un perdurante, grave stato di ansia e paura, costringendolo ad alterare le sue abitudini di vita quotidiana».

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