Inchiesta in Provincia spunta il giallo della pistola

Palazzo della provincia di Perugia
di Luca Benedetti e Michele Milletti
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Sabato 18 Settembre 2021, 10:18

PERUGIA Sulla Provincia di Perugia l’indagine è doppia. Da una parte la Corte dei Conti guidata da Rosa Francaviglia, dall’altra la Procura della Repubblica che ha a capo Raffaele Cantone. L’indagine è doppia, la guardia di finanza si muove tra delibere, determinazioni dirigenziali, ordini di servizio, appalti, buoni pasto e cartellini. Il faldone è cresciuto di settimana in settimana dopo il promo accesso pesante avvenuto qualche giorno dopo Ferragosto.
I DOCUMENTI
Le fiamme gialle hanno acquisiti documenti, hanno acquisito ancora, hanno chiesto supplementi di documentazione e hanno iniziato ad ascoltare i testimoni. Nomi e cognomi precisi come nomi, cognomi e circostanze sono finite in una sorta di maxi esposto che ha come base i dubbi, i sospetti e la sfida, anche politica, del consigliere provinciale Marcello Rigucci. Che aveva chiesto, in tempi non sospetti di inviare le carte di interrogazioni e interpellanze non soli in prefettura, ma anche alle procure e chissà a quali indirizzi. Evidentemente qualcuno ha messo in fila quello che il consigliere di posizione chiedeva e ha eseguiti l’ordine di dare un senso a tutto.
L’ARMA SENZA PATENTE
Battaglia politica e basta? No. Perché sarebbero partite per i due indirizzi di via Martiri dei Lager e di via Fiorenzo Di Lorenzo non carte sparse, ma documenti uniti da un filo logico e anche registrazioni di chi racconta quello che ha visto. E anche qui nomi, date e circostanze. Tutto vero? Calma. Tutto da dimostrare? Sicuro.
Dentro i dubbi arrivati fino alle due procure c’è un po’ di tutto. Per esempio i giallo della pistola. Un giallo perché ci sono passaggi tutti da chiarire. La pistola è quella che sarebbe stata nella disponibilità di chi a interim aveva guidato la polizia provinciale. C’è da verificare se è vero che il decreto per portare la pistola sia arrivato a quel dirigente solo una settimana prima che finisse l’incarico. E se è vero che qualcuno lo avrebbe visto con la pistola quando mancava il pezzo di carta decisivo.
Tra l’altro (e i bene informati dicono che è stata presentata una denuncia sull’accaduto) proprio nei giorni di quel fine incarico è suonato l’allarme dell’armeria della polizia provinciale, in via Palermo. Si racconta di una chiave che non si trovava. E quell’allarme come mai è suonato? C’è stata un’intrusione abusiva nei locali di via Palermo, guarda caso dirimpettai della caserma della Finanza che ora indaga su quelle vicende? Perché si parla di una chiave dell’armeria che non si trovava più? C’entrava qualche cosa la chiave sparita con l’allarme che è suonato? C’è una denuncia per tutelare l’Ente, ma la storia della pistola è passata di bocca in bocca fino ad arrivare nelle carte di chi ha mandato tutto alle due procure. Ipotesi di reato o di danno erariale li stanno valutando i magistrati che coordinano l’attività dei finanzieri.
MASCHERINE E MULTE
Certo è che il dossier che riguarda la provincia di Perugia è particolarmente corposo. E dentro c’è anche la vicenda delle mascherine. Duecento pezzi di Ffp2 acquistate per gli agenti della polizia provinciale e che sarebbero finite anche in altri uffici. Come mai? Ed è dimostrato nell’esposto partito qualche mese fa per le due procure da parte di chi ha rimesso in fila i dubbi di un semplice consigliere provinciale, oppure è solo un sospetto? Anche questo è un altro aspetto a cui stanno lavorando i finanzieri. Come, sembra riaprirsi la vicenda delle multe. Ricordate? Un sottufficiale donna che disponeva delle multe tra incassi diretti, cancellazioni e conti che non sono tornati. Per lei anche una condanna della Corte dei Conti (2.950,62 euro) per aver incassato senza motivo l’indennità di turno. In quella vicenda sono usciti dal processo pagando 400 e mille euro due alti dirigenti di piazza Italia. Secondo l’accusa della Procura regionale della Corte dei Conti i dati raccolti dalla Finanza hanno dimostrato, nonostante la difesa del maresciallo abbia eccepito la correttezza del suo operato, come «dal riscontro dei tabulati delle presenze giornaliere, è emerso che la dipendente non ha svolto-nel periodo considerato- un orario lavorativo con distribuzione equilibrata e avvicendata dei turni...».
Adesso, nel dossier che sta studiando la Finanza, si riapre la partita delle multe con le cifre dei mancati incassati finiti nelle carte delle fiamme gialle.

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