Pil e consumi tengono, imprese in ansia per il crollo dei prestiti

Un'indagine del Centro studi Sintesi per Cna Umbria fa il punto sull'economia regionale nel 2023. Nonostante la generale fase di rallentamento, i principali indicatori sono positivi, ma preoccupano la restrizione del credito alle Pmi e le incognite legate al Superbonus

Indagine Centro studi Sintesi per Cna Umbria, ottobre 2023
di Fabio Nucci
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Sabato 4 Novembre 2023, 08:46

PERUGIA - Nonostante la generale fase di rallentamento, l’Umbria mantiene molti degli indicatori economici in terreno positivo. Almeno questo emerge dalla ricerca Centro studi Sintesi che Cna Umbria ha commissionato per valutare l’andamento dell’anno in corso ed elaborare stime per il 2024. Nonostante un lieve ritardo rispetto al dato nazionale, per il prossimo anno è prevista una crescita dello 0,8% e col Pil sono sono in lieve salita investimenti e consumi, entrambi però in fase di frenata. «L’insidia maggiore, però, riguarda la forte contrazione del credito, di cui fanno le spese soprattutto le imprese più piccole e del settore industriale», sostiene Michele Carloni, presidente regionale di CNA.

Il quadro d’insieme proposto dallo studio, effettuato su dati Istat, Bankitalia, Regione Umbria, Nadef e Prometeia, è quello di un territorio che è riuscito a compensare gli squilibri portati dall’inflazione (in due anni i prezzi in Umbria sono saliti del 15,9% in media) e dal caro energia, e le incognite legate alla situazione internazionale. «La fotografia che ci restituisce l’indagine effettuata è sostanzialmente positiva per i principali aspetti presi in esame», osserva Alberto Cestari, ricercatore del Centro studi Sintesi. «Il PIL si stima che a fine anno farà registrare un aumento dello 0,7% - aggiunge - il turismo è caratterizzato da una crescita consistente (+10%) anche per l’anno in corso, mentre l’export dei settori del Made in Italy cresce del 14% (-3,7% il dato regionale, ndr). Positiva anche la frenata del processo di riduzione del numero di imprese attive, comprese le artigiane. Accanto a questi dati positivi, tuttavia, ce ne sono altri che destano preoccupazione». Lati “oscuri” che risiedono nei 900 milioni di euro in meno di prestiti concessi in un anno alle imprese, ad esempio, fenomeno sintetizzato nel -8,7% rispetto al giugno 2022. «Una perdita secca di cui fanno le spese soprattutto le imprese più piccole e quelle del settore industriale», aggiunge Carloni che teme le possibili ripercussioni sugli investimenti. «Nel biennio 2021/22 hanno rappresentato uno dei principali motori della crescita mentre oggi questo si accompagna a un’inflazione che resta su livelli elevati (+ 7,9%)».

Segnali discordanti, nel secondo trimestre 2023, dal mercato del lavoro che in Umbria presenta un’inversione di tendenza, con una flessione dell’occupazione rispetto al trimestre precedente.

Estendendo l’analisi all’intero semestre, tuttavia, si osserva un incremento di occupati del 2,1% rispetto allo stesso periodo del 2019. «L’apporto principale alla crescita dei posti di lavoro è arrivato dal settore delle costruzioni (+37%) e dall’industria (+28%) – evidenzia Carloni – ovvero dai due comparti che negli ultimi anni hanno rappresentato i principali driver per la crescita dell’economia. La contrazione del credito alle imprese, un’inflazione ancora alta, la decelerazione degli investimenti (+0,9% nel 2023, in picchiata rispetto ai due anni precedenti, ndr), la probabile cancellazione dei bonus sulla casa, non lasciano presagire alcunché di buono, nonostante le stime parlino di un Pil 2024 al +0,8%». Per Cna si tratta di corroborare anche a livello centrale le politiche industriali della Regione. «Ad oggi le misure contenute nella legge di Bilancio per il 2024 non ci sembrano rispondere alle reali esigenze delle imprese», spiega Carloni che auspica la conferma dei crediti d’imposta su investimenti e ricerca, per l’autoproduzione di energia e la riqualificazione energetica dei capannoni industriali. «Vanno in questa direzione le modifiche apportate al Pnrr, quindi confidiamo che i vari bonus casa siano confermati e stabilizzati nel lungo periodo», rileva Carloni. «Chiediamo la proroga di almeno sei mesi per i lavori legati al Superbonus nei condomini, per chiudere i cantieri avviati nel 2023. Solo così si eviterebbero contenziosi tra cittadini e imprese, In un momento caratterizzato da precarietà, incertezze e instabilità internazionale, la politica dovrebbe creare condizioni e presupposti affinché tra le imprese si crei un clima di fiducia nel futuro, indispensabile a garantire lo sviluppo».

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