Terni. Stefano Lupi, il manager alla prova del racconto: «Il mio libro dedicato ai ternani che guardano la luna»

Terni. Stefano Lupi, il manager alla prova del racconto: «Il mio libro dedicato ai ternani che guardano la luna»
di Vanna Ugolini
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Giovedì 4 Gennaio 2024, 08:31

Manager, presidente di Confcommercio, presidente di FairPlay Umbria e alla guida dell'Università dei sapori. Stefano Lupi è molte persone e altrettanti talenti, soprattutto è un visionario che ha deciso di dedicare un po' di tempo alla scrittura. Il risultato è il suo libro "Tra la strada e la luna" (Incandenza edizioni) che racconta la storia di sedici ternani che hanno raggiunto risultati sportivi impressionanti, con prestazioni che oggi, leggendo le pagine del libro, non esisteremmo a definire epiche in alcuni casi o che da questi risultati sono stati schiacciati. Storie intense, comunque, di vita vera, di persone che sarebbero dovute entrare nella leggenda e che, in molti casi, sono finite nell'oblio.

 


Come ha "incontrato" i suoi eroi dello sport?
«Lo sport è stato, tutto sommato, un pretesto che mi ha portato a fare un'opera di ricerca per capire come queste persone hanno interagito con la comunità. Alcune storie erano frutto della conoscenza personale, altre mi sono state raccontate.
Ad esempio, nel primo racconto scrivo di Pavanello. È un ginnasta, è una persona che intercetta il cambiamento e che si adopera per partecipare alle Olimpiadi. Era un operaio dell'Ansaldo e fu il primo atleta italiano a partecipare a un'Olimpiade estiva, nel 1900.

Lo fece con caparbietà, investendo su stesso e il suo successo gli fu riconosciuto molto dopo. Ma lui non provò rancore. Utilizzò la sua esperienza trasmettendola ai suoi allievi e facendo sì che molti altri atleti andassero alle Olimpiadi».

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C'è un luogo che fa da fulcro a questo libro e che, forse, è stato il fulcro della vita di una Terni di qualche anno fa.
«Il vecchio campo di viale Brin. E' il luogo dove si incontrano i destini della città e della comunità. Un luogo oggi irrimediabilmente perduto. Ma è interessante vedere, comunque, come un campo, una pista o una palestra, diventino i crocevia dei destini di tante persone, qualcuno più fortunato o con particolare talento, molti altri meno ».
Il suo libro è una raccolta di racconti, ma in realtà, i suoi "eroi popolari" e, spesso, inconsapevoli di esserlo, sembra che entrino ed escano sincronicamente su un palcoscenico dove si recita una storia vera.
«L'idea del libro è di recuperare una serie di persone che nella loro strada verso la luna hanno contribuito a dare una dimensione a questa città. Quindi ci sono dei tratti comuni tra i destini di tutti. Anche perchè lo sport è paradigma di tanti valori. Ho poi scelto sedici storie per abbracciare un intero secolo, il Novecento. In filigrana c'è anche un percorso storico e un racconto della storia di Terni».

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Perchè ha sentito la necessità di scrivere questo libro?
«Per lasciare una testimonianza ai miei figli ma anche per ricordare alcuni valori che erano e sono identitari di questa città e che questa città sembra avere perso».
Allora questo libro si può considerare come una chiamata alle armi? E rivolta a chi?
«Rivolta a chi pensa che con il lavoro e l'impegno si può guardare alla luna percorrendo una strada e durante quel viaggio si possano anche raggiungere le stelle».
Una visione, un desiderio o una "operazione nostalgia"?
«E' una operazione di prospettiva. Sostengo che la luna sta sempre lì, basta che ci sia la volontà di andarla a prendere».
I racconti sono sostenuti da una scrittura garbata e mai banale.
Dove ha imparato a scrivere?
«Mi ha insegnato a scrivere il mio maestro elementare, Mercurio Buti, era una persona sempre molto attenta a far mettere nella giusta sequenza soggetto, verbo e predicato. Uno che ha fatto parte di quella generazione di maestri ternani che hanno insegnato con impegno a tanti ragazzini. Poi ho avuto una folgorazione alle medie, quando incontrai la professoressa Vanda Arzano che mi insegnò l'importanza della lettura e mi mise in mano una romanzo. Era il "Giardino dei Filzi Contini". Da allora non ho più smesso di leggere». E, ora, chissà che non smetta più di scrivere.
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