Fipe Confcommercio dice no alla protesta "Ioapro": «I ristoratori devono
rimanere nella legalità anche se hanno già perso mezzo miliardo di euro».

Fipe Confcommercio dice no alla protesta "Ioapro": «I ristoratori devono rimanere nella legalità anche se hanno già perso mezzo miliardo di euro».
di Aurora Provantini
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Giovedì 14 Gennaio 2021, 18:12 - Ultimo aggiornamento: 15 Gennaio, 10:21

«Abbiamo perso oltre mezzo miliardo di euro di fatturato nell’anno sciagurato della pandemia». I dati del Centro Studi Fipe Confcommercio arrivano a certificare lo stato di enorme crisi che vive la ristorazione umbra, con 548.254.000 euro di entrate in meno rispetto al 2019. 

«Il nostro settore, pur avendo dimostrato di poter lavorare in totale sicurezza, ha già pagato un prezzo altissimo» -  dice il presidente regionale di Fipe Romano Cardinali, interpretando la forte preoccupazione degli imprenditori anche in vista del preannunciato divieto di vendita d'asporto per i bar a partire dalle ore 18 per evitare gli assembramenti.

 E aggiunge: «Ogni volta che si avvicina la scadenza delle misure restrittive, ne vengono annunciate di nuove e si riparte da zero. Non ne possiamo più!» «Non è accettabile che i pubblici esercizi siano i soli a farsi carico dell’azione di contrasto alla pandemia - dicono in coro i ristoratori ternani -  che a noi sia richiesto un sacrificio non giustificato dai dati e non accompagnato da adeguate e proporzionate misure compensative». Non aderiscono alla protesta “Ioapro” che va contro le misure restrittive del Governo, tesa a tenere i locali aperti nonostante i divieti.  

«Non è questa la soluzione al problema» - spiega Mirko Zitti, vice presidente provinciale Fipe. «Il danno economico è pesantissimo - spiega Zitti -  la continua incertezza normativa non ci consente di lavorare con un minimo di programmazione.

Siamo stremati e la situazione è estremamente confusa. Quando possiamo stare aperti lavoriamo al 15%, ciò nonostante invitare i cittadini a rischiare di prendere una multa di 400 euro per venire a mangiare da noi ci sembra assurdo. La strada della ripartenza deve essere costruita con ragionevolezza».   

Più che ulteriori restrizioni, per Fipe servono misure aggiuntive in grado di dare certezza agli imprenditori e un adeguato ristoro alle perdite economiche. «Poiché la proviamo sulla nostra pelle -  interviene Cardinali -  condividiamo la frustrazione e anche il senso di disorientamento di tanti colleghi esercenti, che hanno minacciato gesti di protesta radicali. Pensiamo però che violare la legge sia un grave errore, che può trasformarsi in un boomerang per l’intero settore. Come rappresentanza del comparto avvertiamo la responsabilità del ruolo che stiamo esercitando per difendere la categoria. Le proteste di queste ore sono segnale di grandissimo disagio e sconforto, ma non esporremmo mai i nostri associati e i nostri clienti, a rischi anche di carattere penale».

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