Elisa Vardaro e l'addio alla scherma professionistica: «Grata per ogni istante vissuto in pedana, adesso insegnerò ai bambini»

Elisa Vardaro e l'addio alla scherma professionistica: «Grata per ogni istante vissuto in pedana, adesso insegnerò ai bambini»
di Lorenzo Pulcioni
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Mercoledì 21 Giugno 2023, 00:20

Elisa Vardaro, 34 anni di cui 28 passati in pedana, ha detto addio alla carriera di atleta professionista. La scherma resta però il grande amore di questa ragazza nata a Foligno e cresciuta al Circolo Scherma Terni, tesserata con il gruppo sportivo dell'Aeoronautica Militare. In carriera tra i suoi successi spiccano il campionato italiano Under 23 vinto nella sua città, l'argento a squadre ai Mondiali Under 20, l'argento nella prova di Coppa del Mondo a Cancun nel 2016. E ancora l'oro a squadre ai Mondiali militari e in Coppa Europa.

Elisa Vardaro, che significa dire addio dopo 28 anni di professionismo?

«Il percorso di un atleta ha sempre un inizio e una fine. La decisione è arrivata in modo garaduale. Sono felice di partire per un nuovo capitolo della mia vita che riguarderà sempre la scherma, ma in altre vesti. Adesso sono serena, anche se è stato difficile accettare la fine. Ci stavo pensando da almeno due anni, da quando gli stimoli hanno cominciato a venire meno. Sono stata nel giro della nazionale fino alle Olimpiadi di Tokyo, poi è arrivato un nuovo CT che ha scelto di ringiovanire il team di fioretto femminile. Io e le altre veterane ci siamo trovate in difficoltà».

Vi siete sentite messe da parte?

«Non essere più convocate è stato un distacco importante. Le gare in Italia sono poche, quando esci dal giro della nazionale è difficile perchè ormai ci si è abituati ai ritmi frenetici e a non stare mai a casa. Mi sono dovuta ricostruire come persona e come atleta. Oggi sono serena, la mia è una stata scelta consapevole. Quando a ottobre l'Aeronautica mi ha comunicato la fine del rapporto sportivo ho tirato un sospiro di sollievo, mi sono sentita più leggera».

Se dovesse scegliere il momento più bello di questi anni e quello più brutto?

«Belli ce ne sono stati tanti, su tutti il secondo posto a Cancun in Coppa del Mondo.

Una gara di grande prestigio dove ho sconfitto la campionessa olimpica in carica. Però anche il campionato italiano Under 23 che vinto a Foligno davanti a parenti e amici. Momenti brutti nella vita di un atleta ce ne sono tanti, la gente pensa che la vita di un atleta sia solo piena di benefici e ma c'è tanta sofferenza. Però in questo momento provo solo gratitudine per il percorso che ho fatto».

E' vero che aveva iniziato con il pattinaggio artistico?

«Sì a due anni e mezzo, portata dai miei genitori. Ma a sei anni gli ho detto che non era lo sport per me. Sono sempre stata determinata anche da bambina. E così mia mamma che era tanto contenta di vedermi con il 'Tutu' si è dovuta abituare a tutt'altro vestiario».

E come è finita in pedana?

«Non sapevo niente di scherma, mai nessuno in famiglia aveva tirato. La prima volta che sono entrata in palestra sono rimasta estasiata da tutti quei bambini che tiravano col fioretto. E' stato un colpo di fulmine. Poi a 19 anni mi sono trasferita a Terni e devo ringraziare i miei genitori che mi hanno sempre sostenuta in qualsiasi scelta».

A gennaio 'aspetta l'esame di istruttore nazionale, vuole scovare la nuova Vardaro o il nuovo Foconi?

«Alessio è un ragazzo d'oro e un grande amico, ci conosciamo da bambini e abbiamo fatto un lungo percorso insieme, compreso in Aeronautica. Abbiamo un bellissimo vivaio e tanti bimbi in gamba. Noi maestri, io, Filippo Romagnoli e Alessandro Picchi, siamo belli carichi».

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