Autofocus, il rispetto
per i ciclisti è segno di civiltà

Ruggero Campi
di Ruggero Campi
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Giovedì 7 Aprile 2016, 21:36
PERUGIA - Un’occhiata ai giornali dell’ultima settimana, e il contrasto tra l’Italia e il resto d’Europa per quanto riguarda le due ruote non potrebbe essere più evidente. «La Norvegia stanzia un miliardo di euro per costruire autostrade ciclabili…. I pendolari norvegesi potranno raggiungere il posto di lavoro viaggiando a velocità elevata su due ruote….il ministero dei trasporti norvegese assicura: freddo e neve non sono un problema».

Non male, visto che è un paese montagnoso e impervio! A Copenaghen si lavora ad una sopraelevata per ciclisti da 5 milioni e mezzo di euro: la scenografica fotografia è una vera immagine del futuro del XXI secolo, altro che un’autostrada a 5 corsie intasata di auto. Qui in Italia leggiamo – non più tardi di due giorni fa che «i sindaci dei Colli Euganei schierano la polizia locale per multare i ciclisti….. multarli non è facile perché non hanno i documenti e dobbiamo portarli in Comune per identificarli!». Non voglio difendere a priori i ciclisti, banale populismo: sarà certamente vero che i sindaci veneti avranno un problema di viabilità (in verità qualche rallentamento) sulle loro dolci colline ambite dagli amanti delle due ruote, come è vero che i ciclisti amano “fare gruppo”, anche - in verità - per proteggersi.

Però mi chiedo: sono mai state date analoghe e specifiche istruzioni alla polizia locale per reprimere le infrazioni e la condotta pericolosa degli automobilisti nei confronti dei ciclisti? Mi sembra che, se di emergenza e di necessità di contrasto e controllo si debba parlare, il punto non sia quello di un ciclista da superare o di quelli che procedono affiancati, ma della guida dissennata di moltissimi automobilisti che ignorano o fanno finta di ignorare la prospettiva e i problemi dei ciclisti. Ma allora nulla è cambiato da quando Gassman strombazzava e irrideva il ciclista sudato gridandogli “ahò daje la bomba che so’morti”. I dati sulla mortalità degli utenti su due ruote sono in crescita in maniera preoccupante.

Dal rapporto ACI ISTAT emerge che il 2014 è stato un anno nero per i ciclisti, con una mortalità in aumento come nessun'altra categoria: 273 i morti a causa di incidenti stradali, 16.994 i feriti, un drammatico +8,8% di mortalità rispetto al 2013, segno che si usa di più la bicicletta, ma che tali deboli utenti della strada non sono rispettati. Le piste ciclabili del nostro paese, poche, mal tenute, interrotte da continui attraversamenti con strade magari agresti – ma sulle quali bisogna cedere la precedenza - affollate di runner a piedi e di famiglie a spasso, non risolvono il problema della “viabilità ciclistica”. Siamo d’accordo: se i ciclisti avanzano in gruppo, sorpassarli ci rallenta la marcia, ma non più del sorpasso di un grosso e lento mezzo agricolo, o di un camper in salita o di un camion (che occupa più spazio e ci nasconde anche la visibilità) contro i quali ci guardiamo bene dal protestare o dall’inveire. Perché tanta aggressività proprio nei confronti di chi occupa pochissimo spazio, non costituisce una minaccia, fa un po’ di sano moto e non inquina l’aria di tutti? In Danimarca, in Belgio, tanto per tornare fuori dai nostri confini, le principali arterie dirette in centro città hanno onde verdi per biciclette, calcolando una velocità di 20km\h e degli speciali sensori si attivano se all’incrocio semaforico arrivano più ciclisti, allungando i tempi del verde per consentire a tutti di passare. “Stiano a destra!” - sento già dire - “Camminano in mezzo alla carreggiata!”. Può succedere che un ciclista non tenga rigorosamente la destra, ma il problema non è riconducibile ad una provocazione (atto di bullismo), è invece che le strade sono piene di buche e la situazione del manto sui lati è ancora peggiore, per non parlare dei detriti. Per una automobile una buca o una crepa è un fastidio, per un ciclista è un grave pericolo. Già da queste colonne ricordavo che in molti stati europei la segnaletica ricorda continuamente - sulle strade più frequentate dai ciclisti - che la distanza laterale minima tra automobile e bicicletta è di 1,50 m così da mettere al sicuro dalla possibilità di toccare o, peggio, agganciare il ciclista.

Da noi sfiorare il ciclista superato, fa parte della dimostrazione di insofferenza verso il più lento (in verità il più debole), colpevole di “intasare” la strada. Io amo automobili e sport automobilistico e pratico assiduamente il ciclismo. Quello che vi ho descritto lo vivo periodicamente in prima persona e sulla mia pelle. Non più tardi di 10 giorni fa sono stato colpito al braccio dallo specchietto di una ineffabile signora che si è ben guardata dal rispondere ai miei richiami: è scappata! Provate per credere, venite in bicicletta con me e poi ne riparliamo. Nel frattempo, caro Automobilista, rispettAci, perché noi faremo altrettanto e, sia pure in sella di una bici anche noi utenti della strada siamo.
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