Rugby, ecco il gigante bocconiano Biagi
L'entusiasmo di Masi e Tebaldi

Il mediano di mischia Tito Tebaldi
di Christian Marchetti
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Martedì 4 Marzo 2014, 17:00 - Ultimo aggiornamento: 8 Marzo, 16:29
Giorgione, al secolo George Biagi, arrivato ieri sera. Si unito al gruppo mettendo anche lui nel mirino l'Irlanda, avversaria dell'Italrugby nel quarto turno del Sei Nazioni. Sabato alle 15.30 italiane (diretta tv Dmax), all'Aviva Stadium di Dublino, potrebbe esserci anche lui, ultimo arrivato nel raduno azzurro per rilevare l'infortunato Alessandro Zanni. Quest'ultimo è un flanker, lui invece un seconda linea dal fisico imponente: 198 cm per 115 kg che se la sta cavando bene nelle Zebre.

Nel frattempo l'emergenza in terza linea prosegue. Paul Derbyshire (contusione alla spalla destra) resterà fermo fino a giovedì, così come il capitano Sergio Parisse, al palo per un affaticamento al polpaccio destro preoccupando non poco il ct Jacques Brunel.



NUOVI E MENO NUOVI - Biagi ha 28 anni e natali scozzesi in quel di Irvine. Scozzese è anche la madre, italiano il padre: mix riassunto dal doppio nome George Fabio. Ha studiato Economia internazionale alla Bocconi e rugby tra Grande Milano, Amatori Milano, ma soprattutto Cavalieri Prato, Aironi, Bristol e ora Zebre.

Faccia nuova la sua, che però ben si mimetizza tra i volti freschi della Giovane Italia bruneliana. Oltre a Biagi, anche Tito Tebaldi e Andrea Masi rientrano nelle novità in vista dell'Irlanda. Anzi, novità visto che in questo caso si parla di vecchi lupi di mare tornati in azzurro.

Il mediano di mischia Tebaldi, in particolare, si è tolto un bel sassolino dalla scarpa, riacciuffando la convocazione dopo la bocciatura dell'ex ct Nick Mallett e l'ingaggio negli Ospreys, primo italiano ad essere acquistato da un team gallese.

“Ho trovato un gruppo fortemente ringiovanito - il punto di vista del parmigiano Tebaldi, 26 anni e 16 presenze in Nazionale - Ma in fin dei conti, tour delle Americhe 2012 a parte, è come se mancassi da quattro anni. Dormo in stanza con Masi e qui, oltre ai tanti nuovi, ritrovo tanti amici.”



TEBALDI IL RINATO - Tanti amici, già, ma anche qualche gatta da pelare. Prima su tutte la sconfitta con la Scozia. Non è un ko accettabile, certo, ma è importante anche continuare a lavorare sul futuro in ottica Mondiale 2015.

Ma cosa dicono dell'Italrugby nel suo Galles? Dopo la partita del Millennium, nei pub di Cardiff c'era molto disappunto per la prestazione di Halfpenny e compagni ma anche tanti elogi per il match degli azzurri. Quello italiano potrebbe essere un modello esportabile all'estero? Mischia e touche potrebbero o magari, chissà, sono già stati esportati.

L'Italia, piuttosto, ha importato una sorta di Tebaldi 2.0. Mi sento molto cresciuto sul piano della mia presenza in campo. In passato sprecavo troppe energie, ero molto più istintivo. Ora sono più tranquillo, ma soprattutto più 'inquadrato' sul gioco. Del resto è ciò che mi chiedono. Analizzo anche meglio le partite. Gli anglosassoni sono perfezionisti su questo aspetto e allora mi sono adeguato.



MASI IL CAPARBIO - Da Tebaldi a Masi. In ottobre l'intervento chirurgico dopo il brutto infortunio al ginocchio (Il peggiore mai subito in carriera, riferisce il diretto interessato), ora il sospirato ritorno nella truppa di Brunel. L'aquilano Andrea Masi, 33 anni il 30 di questo mese, racconta così i suoi ultimi quattro mesi: Già cinque giorni dopo l'operazione mi sono concentrato sulla fisioterapia. L'obiettivo era quello di recuperare prima possibile. Non mi sono mai abbattuto. Difatti è fondamentale restare positivi in quei momenti.

E comunque Masò aveva altro su cui concentrarsi. L'unico pensiero era il Sei Nazioni. I medici mi dicevano che sarei rientrato a marzo, ma io ho affrontato la cosa come una sfida. Rientrando infatti già a febbraio nei suoi London Wasps.

Andrea è un estremo, ala ma soprattutto centro (Mallett lo utilizzò persino apertura ma dopo quella esperienza il trequarti abruzzese ha ancora gli incubi). C'è una forte concorrenza ed è stata una bella sorpresa trovare questi giovani (Campagnaro, Esposito e Sarto, ndr). Sono ragazzi d'oro, educati, rispettosi e con tanta voglia di crescere. Non sarà facile per me ritrovare il posto, hanno dimostrato di essere davvero competitivi.

Ma visti i risultati non è il migliore dei mondi possibili, sebbene Masi ci tenga a sottolineare: Non ho notato cambi d'umore in squadra. E' un ambiente sereno. E il sorpasso del Giappone che relega ora gli azzurri al quattordicesimo posto del ranking mondiale? No, non ne abbiamo parlato.



ORQUERA L'HIGHLANDER - Luciano Orquera, infine, è nel gruppo dall'inizio di questo Sei Nazioni. Il 32enne mediano d'apertura delle Zebre sta recitando il ruolo di vice del giovanissimo Tommaso Allan, quest'ultimo al centro dei mugugni per via di quegli errori sui calci piazzati: Non è cambiato nulla, ci stiamo allenando come sempre. I calci sbagliati? Anche i grandi piazzatori all'inizio non avevano percentuali di realizzazione importanti. Mi viene in mente l'irlandese Sexton. Non è facile restare tranquilli e indifferenti alle critiche, dipende da quanto leggi i giornali. Personalmente ho imparato a non leggerli più, a concentrarmi soltanto su me stesso.

E dopo tanto parlare di Allan, quando Orquera viene pungolato sul discorso Mondiale 2015 risponde così: Mi sento molto bene. Avere 32 anni non significa essere finiti. E comunque non mi piace pensare a ciò che succederà da qui a un anno e mezzo. Io ragiono partita dopo partita, e sto bene.

L'Irlanda nel frattempo aspetta. Volti azzurri noti e meno noti in allerta: a Dublino sarà un inferno.