"Jonah - ha ricordato McCaw, 34 anni, - è stato il primo giocatore ad accogliermi quando sono stato convocato in nazionale. Nessuno potra mai ripetere ciò che lui ha fatto per il rugby non certo solo neozelandese, ma mondiale".
Il ritiro del flanker McCaw non sarà facilmente colmabile, anzi sono in tanti a scommettere che non sarà possibile battere i suoi record a cominciare dalle due coppe del mondo vinte di fila e dai suoi 148 caps dei quali 112 con i gradi di capitano. E 131 vittorie.
Dopo l'ultima finale a Twickenham si era fermato un lungo momento a pensare prima di rispondere alla domanda: "Quanto dura la felicità di un trionfo". Gli era stato anche ricordato che altri grandi campioni della sport avevano risposto così: «Pochi secondi, solo pochi secondi, poi dentro sale il vuoto dell'incertezza, dello smarrimento» aveva detto ad esempio Agassi.
Figuriamoci allora quando quel trionfo è così vasto e profondo che nessun altro lo aveva mai affrontato prima, com'è accaduto appunto Richie McCaw, capitano della Nuova Zelanda che a Twickenham ha alzato di nuovo la coppa Webb Ellis come aveva fatto quattro anni fa a Auckland: solo gli All Blacks, e con lui al timone, sono riusciti a trionfare in due mondiali consecutivi, oltre a vincere il titolo per la terza volta, altro record. Di più, dal 2009 la Nuova Zelanda di McCaw è in testa al ranking mondiale, altro primato che ne fa la squadra più forte di tutti i tempi, e non solo nel rugby.
«Quanto durerà la felicità per essere di nuovo campione del mondo? Ehm, capisco quello che volete dire - aveva allora risposto il capitano All Blacks dopo la vittoria sull'Australia - Per essere sincero non lo so: adesso penso solo a vivere questi momenti insieme agli altri ragazzi, poi tornerò a casa e dovrò anche fare sapere, visto che me lo chiedono tutti, se continuerò a giocare».
Non continuerà, era già stato facilmente pronosticato lo scorso 31 ottobre.
McCaw, 35 anni il 31 dicembre, significa due Coppe del Mondo di fila, 148 test match, 112 volte da capitano, 131 vittorie. Chi potrà fare meglio di lui? «In verità - continua nel dopopartita - dopo aver vinto la finale del 2011 ho pensato solo a godere di ogni giorno in cui abbiamo costruito, con i compagni e gli allenatori, la conquista di questo secondo mondiale. Nessuna ossessione, solo un passo la volta, grato di quanto il destino mi stava dando in cambio dell'impegno nel lavoro anche nelle piccole cose. Un privilegio quotidiano da dividere con gli altri: ecco che cosa vuol dire sentirsi felici per avere rivinto la Coppa».
© RIPRODUZIONE RISERVATA