Metà del Milan va a Mr Bee, Berlusconi prepara l’uscita

Metà del Milan va a Mr Bee, Berlusconi prepara l’uscita
di Mario Ajello
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Sabato 6 Giugno 2015, 00:10 - Ultimo aggiornamento: 16:14
Non sono arrivati i comunisti cinesi, ma ecco il Mister Bee thailandese. L’affare è fatto e Silvio Berlusconi è contento: al broker asiatico va il 48 per cento del Milan, e l’ha pagato 450 milioni di euro. Tutto bene? Così parrebbe, perché la valutazione che Berlusconi aveva dato del Milan fin dall’inizio della trattativa - un miliardo per il cento per cento della proprietà - è stata più o meno rispettata. Mister Bee naturalmente non è un benefattore.
E subito, ieri, ci si è chiesti: gli basterà il 48 per cento? Che cosa gliene importa di diventare azionista di minoranza della squadra rossonera, per prendere ordini da Barbara Berlusconi - che non è sprovvista di piglio decisionale - e per vedere l’anziano patron di Milanello che detta la formazione a Mihajlovic?

E’ probabile che, in prospettiva, non sarà Bee a prendere ordini da BB, ma il contrario. Deve esserci stato un accordo tra galantuomini, l’ex Cavaliere e l’acquirente venuto dall’Oriente, perchè tra due o tre anni il thailandese si prenda tutto o almeno la maggioranza della proprietà. E così si chiuderà una storia, che per il momento resta socchiusa. Ma che storia di grande passione e di forti interessi è stata questa della coppia Berlusconi-Milan. La squadra rossonera servì a Sua Emittenza, quando trent’anni fa la fece sua, per farsi conoscere ancora di più in Italia e nel mondo. Le tivvù non erano bastate e il partito di Forza Italia che avrebbe visto la luce alla fine del 1993, sette anni dopo l’acquisto del Milan, sarebbe diventato il terminale della filiera: successo sportivo che si traduce in popolarità anche internazionale («Come lei porta in giro per il mondo il nome di Dio, io porto ovunque il nome del Milan», disse Silvio a Papa Wojtyla) e poi in consenso politico.
Se ora, e ancora di più tra un po’, Berlusconi si priva del Milan, che cosa significa? I 450 milioni dove li mette? Servono a fare stare tranquilli i figli, naturalmente. Servono a garantire a se stesso e alla fidanzata Francesca una tranquillità materiale ancora più solida. E servono a poter operare con più agio sul mercato, dove per esempio la berlusconiana Mondadori vorrebbe acquisire la Rizzoli libri. E alla politica, neanche uno spicciolo? Berlusconi che non paga più Forza Italia, a parte i debiti, sarebbe disposto - secondo chi lo conosce bene e ne registra gli umori di questi giorni successivi a un voto regionale che lui considera «abbastanza positivo» - ad aprire la borsa, senza esagerazione, per il nuovo partito. Gli intimi lo descrivono politicamente rimotivato. La post-Forza Italia come Cerchio magico allargato val bene qualche investimento. La creazione di un «giovane leader che possa succedermi», di cui egli parla spesso, richiederà qualche sforzo finanziario, e la manina di Silvio non vorrebbe essere corta. Si potrebbe obiettare: ma con l’aiuto del Milan, il rilancio politico sarebbe più facile. E invece, no. Un Milan che è arrivato al decimo posto, 35 punti sotto la Juve dei nipotini di Agnelli mentre i rossoneri dei bei tempi erano abituati a sconfiggere la squadra dell’Avvocato, è troppo costoso da rianimare, più dispendioso rispetto alla creazione del partito che Silvio ha in mente, e ormai difficilmente fungerebbe da catalizzatore di voti come è accaduto in passato. Anzi, le difficoltà del Milan, e l’impossibilità di ricostruirlo veramente, attirerebbero su Berlusconi critiche e addirittura sberleffi. Già sembra di vedere Matteo Salvini, tifosissimo rossonero, il quale si alza dal suo posto in tribuna a San Siro e dice rivolto a Silvio: «Tu non tocchi palla, adesso passala». Non alludendo soltanto al calcio.