Daniele Gatti torna all'Opera con un Rigoletto inaspettato e avveniristico

Daniele Gatti dirige il Coro e l'Orchestra del Teatro dell'Opera di Roma, dal 2 dicembre
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Lunedì 26 Novembre 2018, 20:45 - Ultimo aggiornamento: 20:53

Sarà un Rigoletto nuovo, “politico” e inquieto ad aprire la nuova stagione dell’Opera di Roma, il prossimo 2 dicembre (sette le repliche in cartellone fino al 18 dicembre). Con Daniele Gatti che torna dirigere il Coro e l’Orchestra del Costanzi per la terza inaugurazione consecutiva e il regista Daniele Abbado al suo debutto nel lirico capitolino.
 

 

Lo spettacolo nasce da una ricerca, spiega il Maestro milanese, «a quattro mani con Daniele Abbado. Avevo diretto il capolavoro di Verdi 15 anni fa a Bologna, e avevo voglia di tornarci per mettere in gioco varie riflessioni maturate in questo tempo. Si tratta di un’opera che è nel sangue di ognuno di noi. Ma questa volta sono voluto ripartire da zero per proporre al pubblico una versione inaspettata, sia dal punto di vista musicale sia drammaturgico, dando attenzione alla parola ed esaltando la psicologia dei personaggi. Verdi ha scritto quest'opera in maniera quasi seriale, con un miscuglio di generi,  innestati in un impianto drammatico, dove ogni nota ha un significato preciso».

L'incomunicabilità viene resa musicalmente: «Il cerchio di Rigoletto - spiega Gatti - è il do, mentre quello di Gilda è il mi, due tonalità incompatibili che, nel duetto padre-figlia, quando lei vorrebbe sciogliersi e raccontare, rendono l'impossibilità tra i due di dirsi quello che vorrebbero. Ma lui, che non ha diritto neanche a provare sentimenti, ama terribilmente la figlia e ha bisogno di averla sempre accanto. Mi sento molto vicino a quest'opera. E a Rigoletto».

Il titolo aveva invece inizialmente creato qualche perplessità al sovrintendente Carlo Fuortes, orientato, per le inaugurazioni
«che sono un po' come la bandiera di una stagione», a scegliere lavori fuori dal repertorio tradizionale: «Ma mi sono ricreduto dopo aver visto la ricerca di incredibile profondità che è stata fatta», ha spiegato, auspicando di ripetere con la nuova stagione, e se possibile di superare, i risultati eccezionali raggiunti nel 2017-2018, con l’aumento del 26% degli incassi, quasi 14 milioni, «per poter continuare il lavoro di innovazione».

«Il nostro Rigoletto non sarà un inanellamento di pagine famose, ma un tentativo di restare vicino al pensiero di Verdi: ovviamente si tratta soltanto di una proposta di interpretazione di un’opera avveniristica e moderna», aggiunge Gatti, che il primo dicembre (ore 11,30) al Costanzi racconterà questo nuovo allestimento insieme ad Abbado in un incontro aperto al pubblico.

Sulla modernità dell’opera «che sembra scritta nel Novecento», insiste anche il regista Daniele Abbado motivando la scelta dell’ambientazione negli anni Quaranta, all’epoca della Repubblica di Salò, per ricordare l’aspetto politico che negli anni si è perso.
«Non si può dare senso alla maledizione di Rigoletto se si rimane nell'ambito della superstizione». Ma lo spettacolo non proporrà alcuna ricostruzione storica: «abbiamo immaginato il passato di Rigoletto, cosa cioè lo abbia portato a essere servo del Duca, forse era un attore di varietà, un guitto di bassa categoria», dice Abbado, «il Duca invece potrebbe essere il figlio di un prefetto della Repubblica di Salò. In ogni caso siamo a teatro, non al cinema né in tv: l’impianto scenico sarà moderno, ma di derivazione elisabettiana. E tutto sarà esposto con grande semplicità narrativa».

Quello che il pubblico vedrà sarà uno scontro tra due realtà diverse, da un lato «il mondo lirico, cantato, del Duca di Mantova», e dall’altro quello «della parola, più degradato, di Rigoletto, un uomo che nasconde e protegge i propri affetti mentre nei confronti del mondo è cattivo e aggressivo», aggiunge Abbado, «i personaggi nello spettacolo riflettono su ciò che accade nelle loro vite, come in uno straniamento brechtiano».

Per una lettura, sia musicale sia registica, così impegnativa, è stato necessario mettere insieme un cast «in grado di affrontare le richieste interpretative di Gatti e Abbado», spiega il direttore artistico Alessio Vlad. «E sia Roberto Frontali - aggiunge - che sarà Rigoletto, sia Lisette Oropesa, che sarà Gilda, sono perfettamente in grado di capire e mettere in atto le loro indicazioni».

«Ho fatto molte volte Rigoletto ma questo è diverso», dice Roberto Frontali, confessando di essere rimasto «stregato da questa lettura». «È la prima volta che canto Gilda così come è scritta. Gatti ci ha dato tante indicazioni musicali che per me sono state delle vere scoperte, tutte cose che non avevo mai sentito prima. È come se cantassi quest’opera per la prima volta», dice il soprano statunitense.

In scena: Ismael Jordi e Ivan Ayon Rivas (Duca di Mantova), Roberto Frontali e Sebastian Catana (Rigoletto), Lisette Oropesa e Claudia Pavone (Gilda), Riccardo Zanellato (Sparafucile).
In questo Rigoletto le scene e le luci sono di Gianni Carluccio, i costumi di Francesca Livia Sartori ed Elisabetta Antico, i movimenti coreografici di Simona Bucci e la direzione del coro di Roberto Gabbiani.

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