Barbareschi: alla ricerca dei sentimenti perduti

Barbareschi: alla ricerca dei sentimenti perduti
di Costanza Ignazzi
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Domenica 13 Dicembre 2015, 10:46 - Ultimo aggiornamento: 15 Dicembre, 19:42

Avventure, disastri esistenziali, qualche momento di smarrimento ma soprattutto l'amore. È la ricerca spasmodica del sentimento la linea guida del nuovo spettacolo di Luca Barbareschi
 



,che torna in scena al teatro Eliseo dal 22 dicembre con Cercando segnali d'amore nell'Universo, one man show con la regia di Chiara Noschese condito da note jazz (quelle della band di Marco Zurzolo), aneddoti di vita vissuta e tante risate.


    «Si tratta sicuramente dello spettacolo più faticoso della mia carriera – racconta Barbareschi, ospite al Messaggero – ma anche del più bello. Ho messo insieme tutti i pezzi tragicomici della mia esistenza cercando di prendermi in giro il più possibile: in pratica è la storia autobiografica di un bambino che cerca amore per tutta la vita, combinando un sacco di guai».
L'amore poi, Barbareschi l'ha trovato «a 60 anni – scherza – dopo una valanga di figli», ma il viaggio continua sul palcoscenico, dove classici come Shakespeare, Cervantes e Tomasi di Lampedusa si intrecciano agli insegnamenti più folli del percorso di vita.

L'attore, regista e produttorei porta in scena gli autori che ha amato insieme a personaggi e passioni più intime. Dal rapporto problematico con i genitori, con una madre che andò via di casa lasciandogli una copia di “Cent'anni di solitudine” di Márquez alle amicizie passate e presenti, con il loro corredo di avventure. «Come quella volta che, con i compagni di scuola, andammo alla periferia di Milano, dove si favoleggiava ci fossero donne strepitose – racconta – invece trovammo la merceria di una certa Chantal. Ragazzini sognanti alle prese con la vita».
Per Barbareschi, che dell'Eliseo è anche direttore creativo, il teatro è prima di tutto emozione. La commozione e le risate del pubblico sono la chiave per rilanciare lo storico palcoscenico di via Nazionale e renderlo un polo d'eccellenza e aggregazione. «Oggi, con iPad, iPhone e 600 canali in televisione, per convincere la gente a venire ad una rappresentazione bisogna offrire qualcosa di unico – spiega l'attore – il che diventa ancora più fondamentale per le nuove generazioni. I ragazzi di oggi vivono in un mondo del tutto virtuale e devono capire che i rapporti veri non sono fatti di “Mi piace”».
Il programma dell'Eliseo è quindi un mix tra tradizione e presente. C'è stata Una tigre del Bengala allo zoo di Baghdad” di Rajiv Joseph, finalista al premio Pulitzer, ma ci sono anche Pirandello, Shakespeare e Cechov. L'obiettivo, per dirla con Barbareschi, è mantenere gli appuntamenti classici cercando una linea più identitaria. «Il teatro è salute pura – aggiunge - cibo per la mente e per il corpo perché crea dei percorsi sani. In Germania hanno dimostrato che l'ampia partecipazione agli spettacoli ha permesso la diminuzione di 40% degli episodi di violenza. E se si andasse di più a teatro, non avremmo nemmeno bisogno di psicofarmaci».