Picasso a teatro: a Brera "La loge" della grande scenografia "Cuadro Flamenco" appena restaurata

Pablo Picasso, La loge (Le Balcon), 1921, olio su tela.
di Mariapia Bruno
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Giovedì 3 Dicembre 2015, 13:03 - Ultimo aggiornamento: 10 Dicembre, 09:16
Ogni tanto dai depositi dei grandi musei salta fuori qualcosa di interessante. Questa volta è toccato alla Pinacoteca di Brera che, nell’ambito del progetto di valorizzazione intitolato Rivelazioni (che prevede il restauro e la digitalizzazione ad altissima definizione delle opere non visibili al pubblico), restituisce nuova vita e nuovo pubblico a La loge (Le balcon) di Pablo Picasso.

Si tratta di un frammento da un dipinto molto più grande: la scenografia teatrale di Cuadro Flamenco, lo spettacolo dei Ballets Russes messo in scena a Parigi e a Londra nel 1921. Peniafobico qual era, Picasso lavorò tantissimo e non si fece sfuggire nulla del meglio delle arti. La sua produzione teatrale, che si ricorda più nitidamente grazie ai ritratti dei protagonisti del circo e del mondo dello spettacolo realizzati principalmente nel suo periodo rosa, ha tratto buon ossigeno dal fortunato sodalizio con Sergej Diaghilev, impresario teatrale noto per aver fondato i Balletti russi.

Disegni, scenari e sipari firmati da Picasso arricchirono allora quegli eventi teatrali, ambiziosi e all’avanguardia che mettevano insieme pittura, danza, poesia e musica. La grande scenografia da cui è tratto La loge mette in scena balli e canti dal repertorio popolare del flamenco andaluso, ma non ebbe vita lunga nella sua interezza. Fu Diaghilev stesso, per problemi economici, a farla tagliare nel 1926: «Venderò ... quelle parti dello scenario di Cuadro Flamenco con incluse delle figure, poiché sono tutte firmate - affermò. Ho già trovato un acquirente in Germania, e con quel denaro potrò allestire nuovi spettacoli».

La firma di Picasso riappare oggi dopo il restauro a cura del laboratorio milanese di Barbara Ferriani. L’intervento, sostenuto da Radio RTL 102.5, ha restituito a La Loge l'originale intensità dei suoi colori accesi e puri, scelti appositamente per un’opera di grandi dimensioni destinata ad essere apprezzato da lontano, ma che oggi si può apprezzare da vicino nella storica Pinacoteca meneghina.