Nel libro c'è una raccolta dei testi che lo hanno condannato (oltre a un contributo della moglie di Badawi, un intervento di Riccardo Noury, il portavoce per l’Italia di Amnesty International, e una postfazione di Farian Sabahi, saggista e giornalista) e che rivelano le radici culturali dell’estremismo islamico.
Badawi, intellettuale e attivista che 2008 ha dato vita a un forum online intitolato “I liberali sauditi”, sul rapporto tra politica e religione nel suo paese, poi chiuso dalle autorità, nel libro parla di califfato, del terrorismo, dell'11 settmbre. Ma anche dell’assoggettamento della donna. E della libertà.
Il blogger saudita è in cella dal 2012 (tra i capi d’accusa anche quello di aver messo like su una pagina Facebook di arabi cristiani) e il 9 gennaio 2015 a Gedda, di fronte alla moschea di al-Jafali, gli sono state pubblicamente inferte le prime 50 frustate (le altre sessioni per ora sono state più volte rinviate). Sempre dal 2012 la moglie di Badawi Ensaf Haidar e i tre figli vivono in Canada, dove godono dello status di rifugiati per motivi umanitari.