Firenze, in mostra le opere di Jesper Just ed Emiliano Maggi per riflettere sul rapporto uomo-ambiente

Emiliano Maggi, Arm (Every Morning there was Endless Sleep preceding it), 2020, Courtesy Operativa Arte, Roma
di Valeria Arnaldi
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Sabato 17 Dicembre 2022, 17:57

Multischermi, manipolati fino a diventare vere e proprie istallazioni scultoree. Piante, che vivono grazie alla luce violetta proiettata da quegli stessi schermi. E, a fare da scenario, una cripta duecentesca. Si intitola “Seminarium” la mostra dell’artista danese Jesper Just - già protagonista del Padiglione Danese alla cinquantacinquesima Biennale di Venezia - ospitata fino al 20 marzo presso la cripta del Museo Marino Marini, a Firenze. Ad essere indagata, nell’incontro tra architettura, storia e tecnologia, è l’interdipendenza tra esseri umani e natura.  «La mostra di fatto segna l’avvio del nuovo corso del museo - racconta la curatrice Caroline Corbetta - lavoro con Jesper Just già da diversi anni, precisamente da quando, nel 2004, ho curato la Biennale dei Paesi Nordici. I sei film per altrettanti schermi scultorei, alcuni appesi, altri a terra, comunque trasformati in sculture,  che compongono il lavoro, emanano una luce che permette alle piante di vivere. Questo tecno-vivaio offre spunti di riflessione sulla conservazione e riattivazione del patrimonio artistico, sulla capacità degli artisti contemporanei di affrontare temi di grande attualità ma anche di mettersi in connessione con la storia».

Un vero e proprio - innovativo - ecosistema che dell’arte fa, appunto, nutrimento, sollecitando una più ampia meditazione anche sul legame tra apparenza ed essenza, estetica ed etica. «Guardare all’interdipendenza tra natura e uomo - prosegue - significa anche pensare a come la tecnologia può esserci di aiuto nel rapporto, finora antropocentrico, con la natura. Vista sempre in ottica di divertimento o piacere, la natura ora va osservata, invece, per l’emergenza climatica.

L’artista, attraverso la sua opera invita a una relazione più equilibrata tra uomini e natura». Non a caso, l’esposizione è stata  organizzata in occasione della nuova edizione di Green-Line, festival natalizio che vede la direzione artistica di Sergio Risaliti, incentrato sulla necessità di immaginare nuovi paradigmi estetici e modelli di sviluppo alternativi di fronte all’emergenza climatica. Nel lavoro, anche un’indagine sull’essere umano e la sua rappresentazione, temi centrali nella ricerca dell’artista, che dell’arte fa strumento per affrontare, distorcere e così superare gli stereotipi di genere.

Stessa città e stessa curatrice per la prima mostra monografica di Emiliano Maggi “Songs and Spells”, allestita fino al 13 marzo al museo Stefano Bardini. Oltre venti sculture in ceramica e una serie di nuovi dipinti portano in primo piano  il concetto di metamorfosi nelle sue tante e differenti, a volte anche molto distanti, sfumature. «In alcune delle opere è evidente la ricerca di un legame con l’arte antica - afferma Corbetta - Il contemporaneo, contestualizzato, rivitalizza anche il patrimonio storico distante dalle esperienze quotidiane. Di fatto, Maggi riattiva il passato mettendolo in connessione con il presente dando luogo ad una sintesi artistica generativa».

La mostra è l’ultimo capitolo del suo più ampio progetto per la città di Firenze, avviato lo scorso anno con la performance “Water Spell”, che ha visto l’artista risalire l’Arno a bordo di un’imbarcazione accompagnato dai musici del Corteo Storico fiorentino.

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