Intervista con Turturro: «La mia sfida? Recitare in italiano»

John Turturro, a sinistra, con Carolina Crescentini e Marco Pontecorvo
di Gloria Satta
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Lunedì 30 Marzo 2015, 08:46 - Ultimo aggiornamento: 3 Aprile, 12:47
Occasione imperdibile per i fan di John Turturro, alfiere del cinema indipendente americano, sex symbol atipico e adorabile antidivo: stanno per uscire due film in cui l’attore newyorkese, diretto da registi italiani, recita nella nostra lingua.





Sono “Tempo instabile con probabili schiarite” di Marco Pontecorvo (in sala il 2 aprile) e “Mia madre” di Nanni Moretti (16 aprile, in odore di Cannes).

Nel primo film John, 58 anni, interpreta un ingegnere minerario sbarcato in una cittadina delle Marche dov’è stato scoperto il petrolio. Nel secondo fa un attore imbranato che la regista Margherita Buy striglia davanti a tutti urlandogli «Ma non ti ricordi una sola battuta!».



Al telefono dalla sua casa di Brooklyn, con voce squillante, Turturro racconta al Messaggero la sua esperienza e i suoi progetti.



Parliamo in italiano?

«Per carità, sto girando la serie “Criminal Justice” per Hbo, nel ruolo di un avvocato detective, e sono così stanco che a malapena riesco a parlare in inglese!».

Ma com’è andata sui set italiani?

«Sono stato aiutato per i dialoghi dalla produttrice Camilla Fava Del Piano. In Mia madre dico poche battute, ma In Tempo instabile recito sempre in italiano. Una sfida difficile ma entusiasmante!».



Cosa l’ha spinta a lavorare con Pontecorvo?

«Ormai con lui ho un contratto...a vita! Lo incontrai nel 1996 sul set di “La tregua” di Rosi di cui curava la fotografia, ho interpretato il suo primo corto, poi gli ho affidato le luci di “Gigolo per caso” e del mio episodio in “I love Rio”. E la sua opera prima “Pa-ra-da mi” ha entusiasmato: è un eccellente regista, dovevo lavorare ancora con lui».



Che tipo è il suo personaggio, l’ingegner Lombelli?

«Il burattinaio che tira i fili della storia e parla come un filosofo. Nel film la scoperta del petrolio sconvolge la comunità. Mi ricorda la polemica che divide lo stato di New York dov’è stato proibito il fracking (l’estrazione, con forti ripercussioni ambientali, del gas naturale, ndr)».



In che senso?

«Come sempre, quando c’è di mezzo il denaro i rapporti umani vacillano. Ma il film di Pontecorvo racconta queste cose con leggerezza, ed è stato bello lavorare con Luca Zingaretti, Lillo, Carolina Crescentini: sono degli attori straordinari».



Il suo personaggio è soprannominato ”99 per cento” perché non sbaglia mai. Le somiglia?

«Vuole scherzare? E’ mia moglie Katherine quella che non manca un colpo. Io ci azzecco solo al 45 per cento».



Alle sue origini meridionali ha dedicato un film, il bellissimo “Passione”. Oggi in cosa si sente italiano?

«Mi ritrovo nella sensibilità dei vostri registi, nell’amore per la musica, il cibo, la vita. Anche al cinema avete un approccio caldo mentre in America è diverso, i rapporti sono più...mercenari. Da voi mi sento a casa».



Cosa mi racconta del film “Mia madre?”

«Nulla, altrimenti Nanni si arrabbia! (ride, ndr). Dico solo che è stata un’esperienza fantastica, sono andato d’accordo con tutti e mi sono divertito a interpretare un attore che comunica poco».



Come ricorda Francesco Rosi?

«E’ stato non soltanto un grande regista ma anche il mio mentore. Senza di lui, che combatté tanto per trovare i finanziamenti per la “Tregua”, non avrei mai letto i libri di Primo Levi, non avrei conosciuto il teatro di Eduardo né incontrato Pontecorvo e girato il film di Moretti. E’ stato un vero amico e ha influenzato enormemente la mia vita».



Con che criterio sceglie i suoi lavori?

«In base alle persone. E ai soggetti. In linea di massima tendo a non ripetermi. Se ho girato un film drammatico, faccio una commedia e viceversa».



Dopo l’irresistibile “Gigolò per caso”, ha in programma una nuova regia?

«Sì: dirigerò e interpreterò entro l’anno il remake americano di un famoso film francese, “I santissimi” diretto nel 1974 da Bertrand Blier e interpretato da Depardieu, Dewaere, Miou-Miou. Non vedo l’ora. Sarà il film più pazzo della mia carriera».
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