Scamarcio contadino in un film
"Il cinema è meglio della vita"

Riccardo Scamarcio nel film "L'ultimo Paradiso"
di Gloria Satta
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Mercoledì 3 Febbraio 2021, 17:37

Amore, sangue, miseria, onore, sfruttamento, vendetta: per il suo ritorno alle origini Riccardo Scamarcio, anche produttore e co-sceneggiatore, ha scelto una storia a tinte forti ispirata a un fatto reale e ambientata nella sua Puglia: il film ”L’ultimo Paradiso” diretto da Rocco Ricciardulli, nel cast anche da Gaia Bermani Amaral, Pietro Gerardi, Valentina Cervi.
CONTADINO RIBELLE. Il film sarà disponibile dal 5 febbraio su Netflix, dunque il mondo interò vedrà Riccardo nei panni di Ciccio Paradiso, un contadino ribelle che vive in un piccolo paese del Sud. Siamo negli anni Cinquanta e l’uomo è diviso tra la devozione per la moglie (Cervi) e il loro bambino e la passione travolgente per la figlia (Amaral) del temutissimo e violento signorotto locale (Gerardi) che sfrutta i contadini e abusa delle donne. Ciccio, che incita i più deboli ad affrancarsi dai soprusi, sogna di scappare con il suo amore, ma una serie di aventi imprevisti e drammatici finirà per cambiare per sempre il destino di tutti...
LOTTA DI CLASSE. «Mi sono imbarcato in questo progetto perché affronta temi a cui sono particolarmente sensibile come sfruttamento, lotta di classe, attaccamento alle radici», spiega Scamarcio, 41 anni, una carriera sempre più internazionale (lo vedremo presto in "L’ombra di Caravaggio", il film diretto da Michele Placido w interpretato anche da Isabelle Huppert) e una figlia di pochi mesi nata dalla relazione con la manager inglese Angharad Wood. «Il film "L'ultimo Paradiso" parla anche di emigrazione, un fenomeno che riguarda noi italiani molto da vicino. E ripropone situazioni e atmosfere che io ho vissuto da bambino: penso a mia nonna che stendeva la sfoglia sul tavoliere, ai campi profumati...».
PATERNITÀ. ”L’ultimo Paradiso” rappresenta dunque il suo ritorno alle origini? «Ma io non me ne sono mai andato dalla Puglia, risponde l’attore, «ho mantenuto un legame forte con i luoghi della mia infanzia (vissuta a Andria, ndr). Il film è girato nei boschi in cui andavo a cercare funghi con papà». A proposito, ora che è diventato padre a sua volta conta di rallentare la sua carriera? «Non credo», risponde l’attore, «vorrà dire che porterò il lavoro a casa. La paternità è un rapporto assoluto. L’amore per un figlio va al di là di te stesso, ma io amo tantissimo girare dei film. Alla mia bambina insegnerò che il cinema è meglio della vita».
LA SALA. Il protagonista del film combatte per la libertà, propria e dei suoi compaesani. «La libertà è un valore che va difeso ad ogni costo, sempre, anche assumendosi dei rischi», afferma Scamarcio.

E pensa che il consumo di film in streaming, letteralmente esploso durante la pandemia, abbia ormai mandato in pensione le sale? «Il cinema non è il luogo in cui un film viene visto, ma un modo di raccontare. E come tale non morirà mai, perché ha il potere di parlare al nostro inconscio attraverso una...corsia preferenziale. Ci sono film che sono usciti in sala ma forse stavano meglio in tv, mentre tanti film che si vedono in tv forse meritavano di stare in sala. Ma sono convinto che i cinema riapriranno presto e la gente correrà ad affollarli di nuovo. Siamo tutti preoccupati, non ne possiamo più della pandemia».

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