"Fairytale", la favola nera di Sokurov
"Un film che ironizza sul potere"

Una scena di "Fairytale"
di Gloria Satta
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Sabato 10 Dicembre 2022, 12:18 - Ultimo aggiornamento: 12:23

Hitler, Mussolini, Stalin e Churchill riuniti in una specie di ”limbo” in cui discutono, si confrontano, parlano a folle oceaniche e «fantasmatiche», con la breve apparizione di Gesù e Napoleone. Mentre aspettano l’ascesa in paradiso o la calata all’inferno i leader parlano, litigano, scherzano e i loro discorsi si accavallano in una babele di lingue e di declinazioni del potere. E tutto questo viene raccontato attraverso filmati d’archivio reperiti nel mondo intero mischiati con sequenze di animazione. Sullo sfondo, i mondi riflessi o creati da artisti come Piranesi, Gustave Doré e Hubert Robert insieme alle immagini delle cave di marmo italiane. E’ ”Fairytale”, il nuovo sorprendente film di Aleksandr Sokurov, atteso nelle sale il 22 dicembre con Academy Two.
PERSONA NON GRADITA. Il geniale regista russo, Leone d’oro a Venezia nel 2011 per ”Faust”, questa volta sceglie il registro della ”favola nera” per ragionare sul passato, ma ancor più del presente del mondo intero e in particolare del suo Paese in cui, dice, «succedono cose tremende». Ma continua a vivere in Russia «perché la mia lingua è il russo e la mia patria è dove si parla la mia lingua». I media statali evitano accuratamente di intervistarlo, aggiunge, «perché per loro sono un persona non gradita. Per gli intellettuali è molto difficile esprimere il dissenso. L'unica cosa che posso fare è scrivere al presidente una lettra di protesta per la situazione e l'ambiente politico russo. L'ho sempre fatto ma adesso non ricevo più risposte...».
CENSURA. Dice Sokurov: «Non oso immaginare quello che ci aspetta, devo constatare che in Russia c'è la censura, utilizzata come un'arma fredda contro la gioventù.

E il futuro dei giovani nel mio Paese è più che buio. Questo è un momento difficile e non aggiungo altro. Un tempo immerso in tragedie, sventure, nel crollo della civiltà». E in questo quadro, per i cineasti emergenti risulta sempre più difficile esprimersi: «Anche in Italia dove forse la situazione è peggiore di quella in Francia», afferma il regista, «ma vanno aiutati perché il cinema italiano non ha avuto eguali in Europa. La storia del cinema non sarebbe stata la stessa senza i grandi registi italiani».

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