Diamante nero: la vita delle “bad girls” nella banlieue parigina come non s’era mai vista

LE QUATTRO PROTAGONISTE DI DIAMANTE NERO DI CELINE SCIAMMA
di Fabio Ferzetti
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Giovedì 18 Giugno 2015, 16:46 - Ultimo aggiornamento: 16:47
Parigi, 1995. Nelle sale francesi e poi in tutto il mondo esplode L’odio di Mathieu Kassovitz, annettendo al cinema un territorio quasi vergine. Invisibili fino a quel giorno, le banlieues multietniche imponevano di colpo la loro presenza brulicante non solo di conflitti ma di personaggi, posture, linguaggi, come una riserva inesauribile di immaginario. Luoghi esplosivi in senso cinematografico oltre che sociologico. E comunque indispensabili per capire il presente.



Vent’anni più tardi, cioè oggi, l’autrice 37enne del notevole Tomboy ci ricorda quanto c’è da scoprire ancora in quelle “cités”, così spesso banalizzate nel frattempo, puntando l’obiettivo su una piccola gang di ragazze di pelle nera, come tutti nel loro quartiere. Senza moralismi, senza facile sociologia, senza giudicare o “denunciare” alcunché. Ma offrendo alle sue protagoniste, più semplicemente e più radicalmente, il diritto di esistere. Cioè di vivere fino in fondo, di sognare, di divertirsi, di raccontarsi. In breve: di mettersi in scena. Come protagoniste di un grande romanzo scritto con la macchina da presa.



E sì, perché Lady, la leader, carismatica, Fily e Amadou, le due buffe gregarie, e soprattutto la nuova venuta Marième, che prenderà il nome di battaglia di Vic (da Victoire) sono anzitutto personaggi strepitosi, pieni di desideri, di fantasia, di passioni, anche se hanno vite tutt’altro che facili. Come le ragazze scelte per interpretarle, perché tutto è scritto fino all’ultima virgola ma c’è dietro una lunga ricerca sul campo.



E in fondo ogni scena del film si gioca su questo principio: come opporre alla durezza del reale la leggerezza del gioco, come ridisegnare la vita a proprio piacimento. Almeno in quegli anni, quando devono ancora crescere ma sono tutte insieme, e possono imporre i loro gusti e le loro regole. Anche con le maniere forti se serve, perché così funziona nel loro mondo.



Ed ecco Marième, 16 anni, brava ragazza tenuta a briglia stretta da un fratello che non esita ad alzare le mani su di lei per difendere “l’onore” della famiglia (del padre non c’è nemmeno l’ombra), cedere al richiamo di quelle bad girls quando scopre che non potrà fare il liceo ma è destinata a un istituto professionale che le chiude tutte le porte. Ecco Lady, fisico da modella e modi da dura, portarla con le spavalde Amadou e Fily in giro per le periferie o per la capitale. Ecco che ogni spazio, centro commerciale o stazione del metrò, cortile della scuola o strade del quartiere, diventa un teatro in cui ci si gioca il tutto per tutto.



Che ci si picchi tra bande rivali, mettendo poi tutto su Internet perché ogni comunità ha i suoi media e i suoi tribunali; che si affitti una stanza d’hotel per concedersi una botta di vita, tra sfrenati karaoke di gruppo (sulle note di Diamonds di Rihanna) e abluzioni da diva nel bagnoschiuma; o che si vendichi l’onore di Lady, umiliata a cazzotti da una rivale, stendendola e spogliandola davanti a tutto il quartiere, questa “Bande de filles” (è il titolo originale) non smette di proporsi come alternativa al destino miserabile riservato loro dal mondo.



Anche se tutti i sogni finiscono e l’intrepida Marième/Vic, tagliati i ponti con la famiglia e una vita onesta (cioè rassegnata), dovrà affrontare regole e padroni ancora più crudeli. Con un finale aperto che sembra promettere una nuova puntata. E se il nuovo Antoine Doinel fosse donna, nera e sottoproletaria? Per la Francia e il cinema di oggi non sarebbe una cattiva idea.





Diamante nero (Bande de filles)

DRAMMATICO, FRANCIA, 112'

di Céline Sciamma. Con Karidja Touré, Assa Sylla, Lindsay Karamoh, Mariétou Touré, Idrissa Diabate, Simina Soumaré, Dielika Coulibaly, Cyril Mendy, Djibril Gueye
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