Christian De Sica "povero ma ricco": «Per far ridere bisogna rimanere bambini»

Christian De Sica "povero ma ricco": «Per far ridere bisogna rimanere bambini»
di Gloria Satta
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Martedì 20 Dicembre 2016, 08:27 - Ultimo aggiornamento: 3 Gennaio, 17:21

Christian De Sica è venuto a trovarci in redazione mentre il suo film Poveri ma ricchi , diretto da Fausto Brizzi, nella top ten degli incassi guida il plotone delle commedie di Natale. «Sono contento, il film è molto divertente e tutti gli attori sono bravissimi, soprattutto sono italiani: Brignano, Ocone, Mazzamauro, Tognazzi, Pantani», dice Christian, doppio passaporto italiano e francese, alle spalle una trentina di cinepanettoni, 23 biglietti d’oro e lo status consolidato di re della risata. L’attore sta conquistando il pubblico con la sua ultima interpretazione: un mozzarellaro burino dai riccioli biondi «un po’ Rudi Voeller, un po’ Donald Trump», che vince 100 milioni alla lotteria e decide di vivere con la sua ruspante famiglia tra lussi ed eccessi come i «veri» ricchi. Ma la realtà è molto diversa da come l’immaginava...
Allora si può ridere anche senza corna e senza parolacce?
«In questo film sì, ma l’italiano è un insieme di dialetti, in cui le pa-rolacce abbondano ma non fanno male a nessuno. È molto più volgare mostrare in tv le immagini crude della cronaca».

 

Se vincesse davvero 100 milioni, come li spenderebbe?
«Due li terrei per vivere senza lavorare, il resto lo darei ai bambini bisognosi e ai vecchi dimenticati».

Con Brignano com’è andata?
«Benissimo, è un fantastico attore ed anche un amico».

Come si fa, dopo tanti cinepanettoni, a mantenere la voglia di far ridere?
«Mio padre Vittorio me lo diceva sempre: un comico deve sempre rimanere un po’ bambino, non può perdere il candore infantile. Un altro segreto è girare fra la gente: io, malgrado il successo, non mi sono chiuso in salotto e le per-sone mi vogliono bene, per la strada mi chiamano zio».

Cosa fa ridere Christian De Sica? «Mio cognato Carlo Verdone, Massimo Boldi... più delle battute, mi divertono le situazioni assurde».

A proposito di Boldi, ha nostalgia di quando facevate coppia al cinema?
«Ho nostalgia di quel periodo meraviglioso di grandi incassi e successi. Poi lui se n’è andato, mettendomi in difficoltà. Oggi siamo troppo vecchi per tornare insieme, le minestre riscaldate non hanno mai funzionato».

Cosa pensa di Checco Zalone? «È formidabile perché, come i comici della mia generazione, è politicamente scorretto. Si preoccupa solo di far ridere. Invece i più giovani si autocensurano».

I comici lanciati dal web hanno un futuro? «Solo se stanno attenti a non bruciarsi. Me lo ha insegnato Nino Manfredi: mai girare più di un film all’anno, altrimenti il pubblico si stanca».

Che rapporto ha con i social? «Senza Facebook non potrei vivere. Mi aiuta ad aumentare il pubblico e mi fa scoprire cose che non conoscevo sulla mia famiglia: recentemente mi sono arrivati documenti e articoli su papà perfino dal Sudamerica».

Suo figlio Brando sta per dirigere un film, “Mimì principe delle tenebre”: che effetto le fa?
«Sono felicissimo, emozionato e penso che se lo meriti perché è bravissimo, preparato. Brando rappresenta, con mio nipote Andrea che ha appena esordito nella regia, la terza generazione De Sica. Non vi libererete di noi...».

Qual è l’insegnamento più importante di suo padre Vittorio?
«Mi ha insegnato a non alzare mai la testa. Il nostro è un lavoro di gruppo, l’unico leader è il pubblico».

Che ricordo ha di Johnny Depp con cui girò “The Tourist”?
«Al netto del seguito da star e delle guardie del corpo, mi è parso una persona semplice, alla mano. Uno di noi».

Che progetti ha?
«Mi riposo in campagna con la famiglia, poi riprenderò con Alessandro Siani la tournée teatrale di Il principe abusivo . E in tv mi vedrete nella serie Mozart in the Jungle , in cui interpreto l’ex di Monica Bellucci».

Cosa vorrebbe augurare ai romani?
«Un po’ di tranquillità. Viviamo nella più bella città del mondo e mi fa rabbia vederla ridotta così male... Roma deve assolutamente riprendersi. È il mio sogno per il futuro».

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