Contratto scuola, c'è l'accordo. Valditara: «Grande passo avanti, è una prima rivalutazione»

Il ministro: aumenti significativi, in futuro separiamo i contratti di scuola e università

Contratto scuola, c'è l'accordo, Valditara: «Un grande passo avanti. E alle medie ci saranno i tutor»
di Pietro Piovani
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Venerdì 14 Luglio 2023, 20:21 - Ultimo aggiornamento: 15 Luglio, 10:20

Quello di oggi è un primo passo significativo, che va nella direzione di una maggiore valorizzazione del personale della scuola, e non era affatto scontato». Il ministro dell’Istruzione Giuseppe Valditara commenta la sottoscrizione del contratto della scuola. «Posso dire che per i docenti questo è il miglior contratto sin qui realizzato. È stato possibile anche grazie a quei 300 milioni originariamente previsti per altri progetti e che abbiamo invece utilizzato per finanziare il contratto. Con i sindacati abbiamo portato avanti un confronto fruttuoso nell’interesse dei lavoratori e del sistema scuola. Così siamo riusciti a dare 124 euro in media di aumento per docente. Siamo riusciti anche a destinare risorse ulteriori, prima non contemplate, pari a oltre 72 milioni di euro, al personale ausiliare tecnico e amministrativo. Per il futuro credo sia importante separare il contratto della scuola da quello dell’università e della ricerca: sono ambiti diversi tra loro».

Tra le novità c’è la figura del tutor, che viene introdotta stabilmente nell’ordinamento scolastico.

«Avevamo introdotto il tutor e l’orientatore in via sperimentale nella scuola superiore, e l’esperimento ha avuto un grande successo. Hanno aderito il 99,8 per cento degli istituti, in pratica su tutte le scuole superiori italiane sono solo otto quelle che hanno scelto di non partecipare. Ora queste due nuove funzioni entrano stabilmente nel sistema scolastico italiano».

L’esperimento si allargherà?

«Gradualmente lo potremo estendere anche alle scuole medie»

L’episodio della docente colpita con una pistola a pallini e ripresa in un video con il telefonino ha riportato l’attenzione sul fenomeno delle aggressioni agli insegnanti. Lei ha avviato un censimento delle aggressioni subite nelle scuole italiane, comprese quelle che non portano a una denuncia penale. Quali sono i risultati.

«Posso dire che in questo anno scolastico, da settembre a maggio, si sono registrati circa cinque episodi ogni mese».

Voi avete anche offerto agli insegnanti la tutela legale gratuita, affidata all’Avvocatura dello Stato. L’hanno richiesta in molti?

«L’iniziativa è partita da marzo, e ci sono già dieci insegnanti che hanno chiesto di essere difesi dall’Avvocatura.

Aggiungo che, nei casi più gravi, lo Stato è pronto anche a costituirsi come parte civile».

E a parte la tutela legale, cosa si può fare per prevenire?

«Contro il bullismo in classe abbiamo preparato nuove regole sul voto in condotta e sulle sospensioni. Faremo in modo che alcune di queste regole possano essere applicate già da settembre».

 

Quali sono?

«Il voto di condotta inciderà sui crediti per la maturità, mentre per le scuole secondarie di primo grado tornerà a fare media. Lo studente che avrà sei in condotta sarà rimandato a settembre in educazione civica, e all’esame di riparazione dovrà affrontare una prova sui valori costituzionali e di cittadinanza. Inoltre viene cambiato radicalmente l’istituto della sospensione».

Lei ha contestato l’abitudine di punire uno studente indisciplinato facendolo stare a casa.

«Fino a oggi essere sospesi ha significato non andare a scuola. Non può più essere così: chi viene sospeso deve fare più scuola, non meno scuola, anche se ovviamente non in classe».

E come?

«Se la sospensione è di uno o due giorni, il ragazzo dovrà fare approfondimenti, uno studio supplementare sugli argomenti attinenti ai motivi per cui ha meritato la sospensione. Faccio un esempio: se uno studente ha insultato un compagno o una compagna per l’aspetto fisico, o gli ha rivolto epiteti razzisti, allora dovrà studiare e approfondire le problematiche del bullismo e del razzismo. E alla fine dovrà scrivere un elaborato su questo suo approfondimento. Insomma dovrà studiare di più».

E se la sospensione è superiore ai due giorni?

«In quel caso lo studente dovrà svolgere attività di cittadinanza solidale, quelli che comunemente si chiamano lavori socialmente utili. Queste attività si potranno svolgere in strutture convenzionate, per esempio ospedali, case di riposo, mense per i poveri. L’obiettivo è la maturazione dello studente perché diventi consapevole di essere parte di una comunità, imparando ad apprezzare il valore del rispetto ed il valore dell’altro».

Gli ultimi risultati dei test Invalsi hanno mostrato che il divario tra scuole del Centro-Sud e scuole del Nord si va allargando anziché ridursi. Lei ha lanciato la cosiddetta “Agenda Sud”, un’iniziativa che però interesserà solo 240 scuole. Non ci sarebbe bisogno di un intervento più esteso, generalizzato a tutte le regioni centro-meridionali?

«Io ritengo moralmente inaccettabile che l’Italia sia spaccata in due, e che i ragazzi che vivono nelle regioni meridionali non abbiano le stesse opportunità formative, e quindi anche lavorative, degli altri. L’Agenda Sud è una vera rivoluzione, che abbiamo avviato in via sperimentale: ora partiamo con 240 scuole, che è comunque un numero rilevante; se funziona poi gradualmente lo estenderemo».

Come avete scelto le 240 scuole?

«Sono quelle che presentano i problemi maggiori, per area territoriale disagiata, per numero di abbandoni, per assenze, per insuccesso formativo. In questi istituti aumenterà il numero di docenti, in particolare quelli di italiano, matematica e inglese. Verrà realizzato il tempo pieno. Gli insegnanti riceveranno una formazione speciale, e chi sosterrà attività extra-curricolari verrà pagato di più. Saranno coinvolti anche i genitori, cosa molto importante. Individueremo anche le aree del Mezzogiorno particolarmente attrattive per lo sviluppo economico, e cercheremo di dotare quelle aree di un sistema di scuole particolarmente avanzato».

E i soldi per fare tutto questo ci sono?

«Servono investimenti significativi. Attingeremo dalle risorse del Pnrr e dei Pon. Il divario Nord-Sud nell’istruzione è un problema decisivo per lo sviluppo dell’intero Paese, e per la prima volta si cercherà di dare una risposta seria e forte».

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