Petrow Corum, chi è il ragazzo arrestato per l'omicidio di Alex. Era in auto con chi sparò, si cerca il cugino Dino

Lunedì 15 Gennaio 2024, 19:22 - Ultimo aggiornamento: 16 Gennaio, 07:14

LA RICOSTRUZIONE

La difficoltà in questa inchiesta riguarda non solo la definizione del movente ma il chiarimento della dinamica perché le parti coinvolte, anche i familiari della vittima, hanno fornito fin dall’inizio versioni diverse. E allora si deve tornare alle 23 di venerdì sera quando il patrigno di Alex entra nel bar “Esse Cafè” di via Casilina. Qui, secondo quanto poi racconterà ai militari del Gruppo e della Compagnia di Frascati, l’uomo inizia a litigare con un uomo («mi aveva guardato male», la spiegazione) non identificato: indossa una felpa grigia, ha il capo coperto da un cappuccio e gira le spalle alle videocamere del locale. Dino Petrov che è presente, a sua volta, sferra una testata al volto del patrigno di Alex facendolo cadere a terra. L’uomo viene colpito anche da alcuni calci poi il gruppo esce e se ne va. Anche il patrigno con Alex e il suocero salgono in macchina, si dirigono ad Acilia per il compleanno dello zio del 14enne, il fratello della madre. Ma il patrigno del ragazzino contatta i Petrov per un “chiarimento”. I due cugini gli danno un appuntamento prima al bar Zagaria di Rocca Cencia salvo poi cambiare e scegliere il parcheggio della metro Pantano. Qui, insieme alla vittima, arrivano il patrigno, la madre, la zia e lo zio da parte materna di Alex, il 14enne e il nonno. La madre del patrigno di Alex dirà che hanno deciso di andare anche le donne per provare a placare gli animi e non è escluso che la sparatoria sia scoppiata per intimidire e non con l’intento di uccidere qualcuno. Per gli aggressori però le versioni, appunto, sono diverse. Il 24enne fermato non ha detto nulla di utile. Il patrigno di Alex parlerà solo di un’auto bianca imboccare il parcheggio sparare dei colpi, che a lui sembravano quelli di una scacciacani tanto che si avvicina anche al veicolo riuscendo a vedere dal finestrino abbassato, lato passeggero, quattro persone. Ma ad oggi non ha fatto nomi. Lo zio di Alex invece racconterà di altre due auto, che arrivano dopo senza però entrare nel parcheggio da cui partono altri colpi e da qui sarebbero stati esplosi quelli mortali. Si risale a due uomini, fratelli tra di loro e cugini dei Petrov che però non risultano al momento indagati. Il 24enne pare fosse alla guida di una delle auto coinvolte e secondo l’accusa è da questa che sono partiti i colpi mortali. A pochi minuti dalla prima sparatoria, infatti, l’ultima conversazione fra i Petrov e il patrigno del 14enne: «Due minuti e siamo lì», poi gli spari. Quando il patrigno chiama il fermato per dirgli che Alex è morto, questo si rifugia ad Aprilia a casa della nonna, salvo poi presentarsi dai carabinieri e essere trasferito infine nel carcere di Velletri. Resta da chiarire il vero movente dietro alla rissa, tenendo presente che il fratello del patrigno di Alex, qualche anno fa, rimase coinvolto in un’altra rissa con i cugini Petrov in un bar di Rocca Cencia per una vincita “sfumata” alle slot-machine.

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