Data di riapertura delle palestre e dei centri sportivi confermata: il prossimo primo giugno. Ma per i titolari resta ancora da sciogliere il nodo più importante: le lezioni al chiuso e in presenza. Le linee guida anti Covid sono state infatti appena inviate (ieri mattina) a tutti i centri sportivi della Capitale.
Al momento lavorano - chi può- solo con gli spazi esterni e con gli spogliatoi off limits, così come stabilito dalle ultime direttive sanitarie. Dunque terrazzi e giardini attrezzati per consentire l'attività sportiva.
LA NOVITÀ
Dal prossimo mese però, seguendo la mappa delle riaperture annunciate lo scorso aprile, la vera novità è di poter accogliere i clienti negli spazi interni.
Anche lei come gli altri, negli ultimi 14 mesi costretta prima ad adeguare impianti e a programmare le sanificazioni. Poi ad adeguarsi con le aperture a singhiozzo imposte dal passaggio dalla fascia gialla a quella arancione e poi a quella rossa dello scorso aprile.
«Chi ha spazi esterni ha ripreso molto gradualmente lo scorso mese - aggiunge Filipponi - tuttavia le attività per il momento sono solo all'esterno». Quindi l'obiettivo ora è di arrivare a giugno con la ripresa delle attività al completo.
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IL DUBBIO
Intanto è stato chiarito che con la prossima riapertura sarà possibile riaprire gli spogliatoi. Anche in questo caso dovrà essere assicurata la distanza, all'interno del locale docce e la sanificazione degli spazi comuni. Eppure uno dei passaggi più importanti per i gestori non viene specificato. «Per la sala pesi spiega ancora Laura Filipponi è tutto molto più chiaro perché la regola che deve seguire il cliente è quella della distanza, i due metri. Noi dallo scorso anno ci siamo adeguati distanziando i macchinari e assicurandoci che venga garantito lo spazio richiesto. Ma per i corsi, che rappresentano per noi il 50% degli incassi, non è chiaro cosa è possibile fare e come. La questione è molto delicata anche perché le palestre vengono controllate e ispezionate, come è giusto che sia. Allora però, le linee da seguire devono essere più chiare. Senza dimenticare che quello che ci interessa è assicurare la massima tranquillità ai nostri clienti».
Intanto tutta la categoria sta già lavorando per riprendere il prima possibile l'attività anche all'interno con la speranza di far quadrare i conti entro la fine dell'anno. Perché bilancio delle ultime chiusure è stato pesantissimo: il 30% delle strutture sportive romane non ha tenuto alle conseguenze della pandemia. Per questo in piazza Montecitorio lo scorso aprile c'erano pure loro a protestare con il movimento IoApro. «Non abbiamo più molto margine - conclude Filipponi- è stato un anno molto difficile e l'intero settore è stato penalizzato e dimenticato. Oggi di fatto, almeno nella Capitale, stanno lavorando solo i centri che hanno spazi all'esterno. Ed è così da oltre sette mesi. Tanti di noi non ce l'hanno fatta, sono già falliti e hanno consegnato le chiavi dei locali. Adesso, temiamo per il futuro. Non possiamo reggere altre chiusure».