Covid, torna l’incubo contagi per medici e infermieri: 5.032 positivi in 2 mesi

Covid, torna l incubo contagi per medici e infermieri: 5.032 positivi in 2 mesi
di Mauro Evangelisti
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Giovedì 29 Ottobre 2020, 00:19 - Ultimo aggiornamento: 17:44

 La seconda ondata di Covid è arrivata anche per i medici e gli infermieri. Con un effetto moltiplicatore. Se si contagiano i camici bianchi degli ospedali, i colleghi che restano in servizio sono costretti a turni più pesanti. Con organici sguarniti, prevale la stanchezza e si rischia maggiormente il contatto con un paziente positivo. Epilogo: altri medici e infermieri si possono contagiare.

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Ancora: con il virus che circola in maniera devastante in quasi tutte le regioni italiane, aumenta anche il numero di camici bianchi costretti a restare a casa in quarantena perché hanno avuto un contatto con un familiare positivo.

Questo effetto valanga rischia di indebolire gli ospedali (ma anche gli studi medici) proprio ora che tutte le forze a disposizione sono necessarie. Vediamo cosa dicono i numeri. Prendiamo come punto di riferimento il bollettino dell’Istituto superiore di Sanità del 25 agosto, ultima parte dell’estate, quando vedevamo i contagi crescere, a causa degli eccessi delle vacanze, ma mai ci saremmo aspettati un uragano come quello di ottobre. Allora, in totale, i casi positivi tra gli operatori sanitari, da inizio pandemia erano 30.513, tra questi c’erano già stati 94 decessi.


URAGANO
Trascorrono due mesi e in Italia arriva, terribile, la seconda ondata. Per medici e infermieri, rispetto a febbraio e marzo, quando tutti furono presi di sorpresa, l’impatto non è paragonabile a quello della prima. Malgrado questo, nell’ultimo bollettino, i camici bianchi contagiati sono saliti a quota 35.545. In due mesi sono risultati positivi 5.032 medici e infermieri. Con una semplificazione, possiamo dire che ogni giorno si contagiano in tutto il Paese 80 operatori sanitari. Purtroppo ci sono state anche delle vittime: l’ultimo dato disponibile parla di 110 decessi, significa altri 16 in due mesi.

Qui bisogna fare una precisazione: medici e infermieri sono cittadini che hanno anche una vita privata, ovviamente, quindi per una parte di loro la trasmissione del virus potrebbe essere avvenuta anche lontano dai reparti o dagli studi medici. Carlo Palermo, segretario di Anaao Assomed, associazione dei medici dirigenti: «La nostra categoria rischia due volte il contagio: nella vita privata e mentre lavora. Se ai positivi aggiungiamo coloro che sono costretti alla quarantena, perché contatti stretti magari di un contagiato, comprendiamo perché i reparti rischiano di essere a corto di personale. Aggiungiamo pure che, con questa situazione di emergenza, chi magari ha la possibilità di andare in pensione grazie a quota 100, stanco e stressato dopo la prima ondata, la sfrutta».


Fnomceo è un’altra sigla, è la federazione nazionale degli ordini dei medici chirurghi e odontoiatri. Da inizio pandemia, in una pagina su internet elenca i nomi dei medici che sono morti per Covid. La lista è già arrivata a quota 183 e purtroppo si è allungata anche nel mese di ottobre. L’ultimo nome è quello di un medico di famiglia di Torre del Greco, in provincia di Napoli, Mirko Ragazzon morto a sessant’anni per Covid sabato scorso. Il 14 ottobre è deceduto un medico otorino dell’ospedale San Camillo di Roma, Giovanni Briglia, 50 anni, che era stato contagiato non in corsia, ma probabilmente dal badante dei genitori.

In Campania, il 18 ottobre, è morto per Covid un medico di famiglia di Secondigliano, contagiato mentre toglieva i punti di sutura di un paziente poi risultato positivo. Il presidente dell’Ordine dei Medici di Milano, Roberto Carlo Rossi, ieri ha contestato l’intesa con il governo sui tamponi: «Ritengo una follia l’accordo che prevede la possibilità che i medici di famiglia facciano i tamponi rapidi nei loro studi. È rischioso per salute. Un medico può anche mettersi a disposizione, ma si pone un altro problema, e cioè che i camici bianchi che fanno questo devono essere protetti in maniera completa con tutti i dispositivi necessari».
 

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