Covid e influenza, incubo "terza ondata". Pregliasco: «Ospedali a gennaio a rischio collasso»

Covid e influenza, incubo "terza ondata". Pregliasco: «Ospedali a gennaio a rischio colllasso»
di Lorena Loiacono
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Lunedì 26 Ottobre 2020, 15:16 - Ultimo aggiornamento: 3 Novembre, 15:27

Non solo Covid-19, sta arrivando anche l'influenza stagionale che ogni anno porta con sé 5-6 milioni di ammalati. Ma oggi l'Italia non se li può permettere. La vera sfida quindi è fermare anche questi contagi, altrimenti negli ospedali sarà il caos. Quella di gennaio non sarà una vera e propria terza ondata, ma il rischio è che l'onda lunga della seconda generi il caos negli ospedali. Ad oggi le terapie intensive vedono salire i numeri di settimana in settimana. Da qui a genanio, con l'arrivo del freddo, la situazione potrebbe esplodere.

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Influenza e covid, sintomi simili

Tosse, raffreddore, naso che cola e febbre: sintomi che oggi fanno paura, tanto che al primo starnuto scatta il panico da Covid ma, fino ad un anno fa, semplicemente servivano a far capire che era arrivata l'influenza.

Con tutti i problemi che portava con sé. E che comunque ancora porta. Quindi la necessità di fermare ora i contagi da Covid-19 guarda anche ai problemi che arriveranno con l'influenza invernale, che ogni anno manda in tilt ospedali e pronto soccorsi. I virus camminano di pari passo e, con l'arrivo del freddo, trovano terreno fertile. Insieme possono far esplodere quello che, nella primavera scorsa, non c'era: un mix tra due ondate, peraltro simili e difficili da distinguere per un paziente.

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Pregliasco: non andate in ospedale

Per i medici allora questo è il momento di tenere sotto controllo gli accessi negli ospedali: “Dobbiamo dare un messaggio chiaro, fondamentale – spiega Fabrizio Pregliasco, virologo dell'università di Milano e direttore sanitario dell'Irccs Galeazzi di Milano - non bisogna rivolgersi subito tutti in pronto soccorso al primo sintomo influenzale. E' vero: spesso i sintomi di influenza e del Covid sono simili ma un medico di famiglia può distinguerli. In questa fase così delicata dobbiamo usare tutti il buon senso e reagire in base all'intensità della sintomatologia che sia Covid oppure no. Stiamo ricevendo una continua richiesta tamponi e rischiamo che non ce ne sono per chi ne ha davvero bisogno”. “Nei prossimi mesi il mescolamento dei contagi ci sarà – continua Pregliasco- e potrebbe intasare tutto, sarà difficile da gestire per questo occorre valutare i sintomi con il proprio medico di famiglia. Inoltre voglio sottolineare che le forme di Covid possono essere anche lievi e quindi possono essere trattate anche a casa”.

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Mascherina e distanziamento: la regola è sempre questa. E vale per tutto: per evitare che l'influenza prenda il sopravvento ci si può affidare alla mascherina che protegge anche dai virus influenzali. “Speriamo - spiega il virologo – che avvenga anche in Italia quanto accaduto in Australia: per contenere il Covid sono riusciti a contenere anche la stagione influenzale che è stata decisamente tranquilla rispetto al passato. La mascherina serve anche a questo”.

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Limitare i contagi di una stagione influenzale “normale” significa riuscire ad evitare qualche milione di malato. Se l'andamento dei contagi da Covid è tutto da studiare e scoprire, soprattutto a contatto con le basse temperature, sull'influenza stagionale invece i dati ci sono: vengono rilevati anno per anno e servono a far capire le caratteristiche dei virus per conoscerli e affrontarli. Ogni anno nelle prime settimane di dicembre, cominciano a salire i contagi per poi raggiungere il picco verso la fine di gennaio. Si tratta di 5-6 milioni di persone colpite, mediamente, ogni anno. Tutti pazienti che, ognuno a suo modo, si rivolgono ai medici di base o al pronto soccorso. Ogni anno le cronache raccontano di ospedali in tilt e di pazienti che restano sulla barella dell'ambulanza perché i letti disponibili non ci sono.

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Stagioni passate, caos ospedali

In base ai dati della sorveglianza InfluNet, infatti, la stagione 2019-20 ha avuto il suo picco nelle prime settimane del 2020, aumentando progressivamente fino al raggiungimento del picco epidemico nella quinta settimana del 2020, con un livello pari a circa 13 casi per mille assistiti. E non si tratta di un valore alto, infatti colloca la stagione a un livello di “media intensità”.

Nell'anno precedente il picco epidemico è stato raggiunto nella quinta settimana del 2019 con un livello d’incidenza di 14,1 casi per mille assistiti, pari a una intensità alta e paragonabile a quella osservata nella stagione ancora precedente, 2017-18. Numeri da capogiro che equivalgono ad un 30-40% di accessi in più al pronto soccorso. Oggi sarebbe insostenibile.

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Allerta sintomi simil-influenzali

Lo scorso anno la stagione è stata caratterizzata anche da un’elevata circolazione virale e da un’elevata incidenza di ILI (influenza- like illness) vale a dire di casi di sintomi simil influenzali. I pazienti colpiti da sintomi simil influenzali sono circa 8milioni l'anno e vanno ulteriormente a complicare le cose all'influenza del periodo. È definito un caso di ILI un soggetto che presenta almeno uno dei sintomi come febbre, malessere e spossatezza, mal di testa, dolori muscolari e almeno uno tra i sintomi respiratori come tosse, mal di gola, respiro affannoso.

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