La road map di Bergoglio nella politica dell'informazione

di Franca Giansoldati
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Lunedì 14 Marzo 2016, 13:16
Il terzo anniversario del pontificato di Bergoglio aiuta a mettere a fuoco cosa è effettivamente cambiato anche nel modo di fare comunicazione in Vaticano. “Francesco ha abilitato il pieno esercizio della libertà di opinione dentro la Chiesa”. Parole forti.

Dario Viganò, il vescovo che Francesco ha messo a capo della segreteria della Informazione, un organismo che raggruppa, coordina e controlla l'Osservatore Romano, la sala stampa, il pontificio consiglio delle comunicazioni sociali, la Radio Vaticana, il Ctv, la Lev, la Tipografia, insomma tutto quello che ha a che fare con l'informazione e le comunicazioni, non ha dubbi. Parresia è la parola che il Papa ha introdotto (in modo martellante) tra la gerarchia e anche nella Chiesa. Significa parlare chiaro. Un ciclone anche nel campo dell'informazione Bergoglio. Con il suo arrivo è stata spazzata via la radicata ritrosia, la diffidenza, la sfiducia nei confronti della stampa.

Bastano pochi esempi. Quando morì Papa Wojtyla e Roma venne presa d'assedio da milioni di pellegrini in lacrime, la paura albergava tra i cardinali elettori, tanto che il cardinale Ratzinger durante una delle prime giornale dei novendiali, invitò tutti i cardinali a non rilasciare interviste evitando il rischio di essere strumentalizzati. Il timore si è riverberato su tutto il pontificato tanto che Benedetto XVI evitava conferenze stampa dirette, evitava contatti con i giornalisti anche nei voli papali. Furono persino diramate circolari interne per esortare i capi dicastero a parlare poco.

Bergoglio ha stravolto questa impostazione. Parresia. Lui per primo parla in modo libero, si sottopone a conferenze stampa senza domande precotte, preferisce andare a braccio, improvvisare, ha un rapporto di gratitudine verso la stampa di tutto il mondo, intrattiene rapporti di amicizia e di scambio di idee. Insomma, un uomo che non ha paura del confronto e che ritiene fondamentale la comunicazione. Viganò in un libro intitolato “fedeltà è cambiamento, la svolta di Francesco” (edizioni RaiEri) descrive un quadro complesso della politica della comunicazione vaticana, tratteggiando del Papa un ritratto inedito.

Empatico, uomo fuori dagli schemi, usa una modalità espressive che accorciano le distanze. Allergico ai discorsi precotti, alle nuove tecnologie, rifiuta le barriere e il protagonismo. Non ama la tv, non la vede da vent'anni, eppure sa come bucare lo schermo. Gentile nel tratto ma tutt'altro che indeciso, patisce sempre la esposizione mediatica. Il suo, ormai è certo, non è un restyling ma una vera riforma. Anche nell'informazione. Viganò non ha dubbi sul fatto che ha riabilitato la libertà di opinione nella chiesa. La road map della riforma dei mass media inizia da qui. 
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