Antidepressivi e sigarette
quanti romani sotto stress

Antidepressivi e sigarette quanti romani sotto stress
di Carla Massi
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Martedì 24 Aprile 2012, 08:54 - Ultimo aggiornamento: 12 Maggio, 14:52
ROMA - Accende sempre pi sigarette, ha aumentato le dosi di antidepressivi e di farmaci in genere. Il romano sotto stress. E con lui anche la maggior parte delle persone che vivono nel Lazio. La regione, come si legge nel rapporto Osservasalute dell’università Cattolica, che ha il record di fumatori. Tiene una pacchetto in tasca il 26,7 della popolazione contro una media nazionale del 22,8. E, se si guardano i numeri di due o tre anni fa si vede che la curva è in continua crescita.



Per trovare un ex fumatore tocca faticare parecchio, soprattutto tra i giovanissimi. Va meglio sul fronte dell’alcol visto che la quota degli astemi viaggi sul 26% contro un valore medio nazionale del 28%. Un quadro in cui tutti si muovono a passo di carica, in cui la sveglia suona presto e il letto si vede tardi la sera. Così il tabacco si fa sostegno insieme ai farmaci per l’umore ama anche per lo stomaco e per i dolori di testa.

I numeri, però, pur nella loro freddezza, rivelano anche altri dettagli dei comportamenti e del pensiero dei romani. Uno per tutti: faticheranno pure a lottare contro lo stress ma non mollano. Il Lazio, infatti, è la regione con il tasso di suicidio più basso in Italia. E ancora: qui si nasce più che altrove. Si registra un notevole aumento demografico, grazie soprattutto alle famiglie degli immigrati. L’età media delle donne al parto è 32 anni contro una media nazionale di 31. Comunque molto alta da Trieste a Palermo. A Roma, dunque, si pondera parecchio prima di mettere al mondo un figlio.



«Resta comunque da migliorare - commenta Walter Ricciardi direttore dell’istituto di Igiene alla Cattolica che ha coordinato il lavoro di 175 esperti - la gestione dei parti con taglio cesareo. Nel Lazio, infatti, ben il 44,6% delle nascite avviene con l’intervento chirurgico. Contro una media nazionale che è intorno al 39%».



In farmacia, i romani, ci vanno sempre più spesso. Nel Lazio, come in gran parte dell’Italia d’altronde, il consumo degli antidepressivi è cresciuto di quattro volte in dieci anni. Nel 2010, solo in questa regione, sono state prese 1.034 dosi di medicine per mille abitanti contro un valore medio nazionale di 952. Non sorprende, dunque, leggere che il servizio sanitario, per ogni cittadino, ha dovuto sborsare 248,5 euro. Un cifra alta rispetto al resto del paese dove, mediamente, si spendono 215 euro.



E’ proprio nel capitolo spesa pubblica che il Lazio mostra la sua fragilità. I suoi conti in rosso e la sua fatica a sanare i buchi. Per il quinto anno consecutivo è in basso alla classifica per il disavanzo pro capite: è pari a 84 euro. Un record. Ma un segno di ripresa c’è. Nel 2006 la cifra era di 373 euro. «E’ in assoluto la regione con il disavanzo più alto - spiega Eugenio Anessi Pessina, docente di Economia aziendale alla facoltà di economia della Cattolica - Sommando il suo a quello di Campania e Molise si raggiunge il 70% del totale italiano. La spesa sanitaria per ogni cittadino è di 1.966 euro l’anno. A fronte di una spesa media nazionale di 1.833 euro».



Nota negativa che pesa sui conti e sul quotidiano dei pazienti: il Lazio ha una degenza media preoperatoria standardizzata di 2,48 giorni. Troppi, sentenziano gli analisti. Dal momento che nella maggior parte delle corsie la cifra è 1,88. Degenze ancora lunghe, dunque. Soprattutto per interventi come quello al collo del femore. Le linee guida degli ortopedici raccomandano che il paziente con frattura venga operato entro 48 ore o addirittura 24 ore dall’ingresso in ospedale. Nel Lazio solo il 19% dei malati (la stragrande maggioranza anziani) è operato entro due giorni. «Roma deve affrontare le stesse sfide delle altre realtà metropolitane europee - aggiunge Ricciardi - ma il sistema sanitario risponde solo parzialmente. Perché la Regione è indebitata e l’offerta è molto frammentata. I tempi di attesa sono ancora lunghi e poco trasparenti».
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