Per un pugno di voti: storie di chi ha pochi amici in città

Per un pugno di voti: storie di chi ha pochi amici in città
di Simone Canettieri
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Giovedì 30 Maggio 2019, 00:00
Roma città aperta. Il centro del mondo. Il posto dove tutti hanno un amico, un cugino, un’ex fidanzata, un compagno di studi, un collega di lavoro o di università. Un numero di telefono, un appoggio, ricordo, una boa. 
E allora bisogna mettersi nella testa dei candidati alle Europee che, magari anche solo per riempire le liste sapendo di non farcela, si sono messi in gioco. E hanno chiamato i loro contatti, vicini e lontani nell’Urbe, per chiedere loro: «Mi raccomando, ci conto, eh. Non mi tradire». 

Invece domenica qualcosa deve essere andato storto. Storie minime. Patrizia Fedora Rizzo di Forza Nuova si è guardata a destra, più che a sinistra, e alla fine si è trovata nella Capitale solo una preferenza (1). O vogliamo parlare del buon Uliano Salvatori dei Popolari per l’Italia? Due votarelli, niente di più, che infamia. Un discorso simile per quelli di Casapound, Giuseppe Lavalle e Nunziata Provitina. Entrambi fermi a quota 1. Alla fine è stata più fortunata Ilaria Giurlani che a Roma, nonostante tutto, è riuscita a mettere in cascina ben 11 voti. Nel suo caso ha funzionato il brand con il quale si è presentata: il Popolo della Famiglia.
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