Vaccini Lazio, dai medici di base senza fasce d'età. «Tocca anche ai 30enni»

Vaccini Lazio, dai medici di base senza fasce d'età. «Tocca anche ai 30enni»
di Camilla Mozzetti
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Giovedì 13 Maggio 2021, 22:20 - Ultimo aggiornamento: 14 Maggio, 12:27

Scorrono le liste dei propri mutuati e a breve - è ormai questione di giorni - i medici di famiglia non avranno più assistiti che rientrano nelle categorie cosiddette “protette” indicate dalla Regione, (ovvero gli anziani, gli over 70, le persone tra 50 e 60 anni ma anche i fragili) da vaccinare. Perché tutte queste persone sono state immunizzate contro il Covid nei loro ambulatori oppure negli hub regionali. E allora per non lasciare migliaia di camici bianchi in “panchina” scatta un nuovo impegno: quello di aprire gli studi medici alla vaccinazione di “massa”. Anche perché proprio il Lazio è pronto ad anticipare la direttiva del Commissario per l’emergenza Francesco Paolo Figliuolo sul superamento delle fasce d’età, come criterio per procedere con l’immunizzazione, sia con gli “open-day” che con i medici di famiglia. 

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L’INTESA
L’intesa con la Regione Lazio dunque esiste: entro la fine del mese i camici bianchi convenzionati con il sistema sanitario regionale che hanno dato la propria disponibilità alla campagna, sono pronti a vaccinare anche i trentenni e chiunque volesse nei propri studi, imprimendo così un’accelerata all’immunizzazione della popolazione laziale.

L’assunto di base è semplice: i medici di famiglia che stanno vaccinando contro il Covid sono circa 2.700 e molti di loro a breve non avranno più pazienti rientranti nelle categorie indicate dalla Regione perché sono stati vaccinati. Cosa fargli fare allora? Impegnarli sui target più giovani e alla svelta. Il meccanismo lo spiega Alberto Chiriatti, vice segretario regionale della Fimmg, la Federazione italiana medici di medicina generale: «Molti di noi hanno quasi ultimato le vaccinazioni dei propri assistiti rientranti nelle categorie protette in quanto soggetti anziani o fragili perché o li abbiamo vaccinati noi oppure sono andati negli hub e solo una quota residuale ha deciso di non proteggersi ma con la Regione sta andando avanti il dialogo per continuare a vaccinare persone più giovani che rientrano nei nostri assistiti».

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La discussione ormai «va avanti da tempo e siamo pronti a continuare», aggiunge Pier Luigi Bartoletti a capo della Fimmg di Roma e provincia. Naturalmente la prerogativa affinché questo piano diventi operativo riguarda le consegne dei vaccini ma nelle prossime settimane sono previste molte più dosi anche per i medici di famiglia chiamati a trattare oltre ad AstraZeneca e Pfizer anche il farmaco contro il Covid targato Moderna e Johnson&Johnson che sarà fornito a partire dal 24 maggio anche alle farmacie aderenti alla campagna (un migliaio). Restano da ultimare i dettagli operativi ma di fatto lo scenario che si prefigurerà tra poche settimane vede gli ambulatori dei medici di famiglia aprirsi a tutti coloro che vogliono vaccinarsi. 

L’UTILIZZO DELLE FIALE
Anche perché c’è da considerare un altro aspetto: «Se a me restano 4 persone rientranti nei target della Regione da vaccinare con il richiamo - prosegue Chiriatti - le restanti dosi che estraggo da un flaconcino di vaccino non possono essere perse e buttate ma devono essere somministrate». Motivo per cui il medico che avrà poche nuove vaccinazioni da fare o un numero limitato di richiami scorrerà gradualmente il proprio elenco di assistiti chiamando via via mutuati più giovani disposti a immunizzarsi. In questo modo il traguardo per l’immunità di gregge diventa più vicino.

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