I soldi, spiegava Cherubini ai suoi clienti, servivano per «Muovere la macchina».
Erano destinati a «persone più forti» dell’umile ispettore del Lavoro e dei suoi amici che lo coadiuvavano. «La rappresentazione del Cherubini - ha detto una vittima a verbale - fu che il denaro andava girato “a persone più importanti di lui”; che, per la natura dell’assunzione promessa, erano univocamente rappresentati quali pubblici ufficiali corruttibili». Insomma era chiaro che si pagava per corrompere. Ammettono quasi tutte le vittime, ripescate attraverso le movimentazioni bancarie (in entrata) di Cherubini. La voce dei bonifici è sempre “prestito”. Pochi hanno provato a negare ma non sono stati creduti. Funzionava il passaparola e in tanti avevano deciso di ricorrere alla via più facile, come nelle migliori tradizioni del Belpaese. Cherubini era sicuro del fatto suo, tanto che dopo aver saputo di essere indagato non ha interrotto la sua attività: «È accaduto che, dopo la sua audizione e perquisizione, Cherubini abbia preteso il pagamento di ulteriori euro 4.500 euro da un cliente che ne aveva già versati 11mila ed era in attesa di vedere la figlia sistemata ai Beni Culturali».
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