Roma, mille giovani medici in fuga per l’estero: «Contratti migliori»

Roma, mille giovani medici in fuga per l’estero: «Contratti migliori»
di Flaminia Savelli
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Sabato 28 Agosto 2021, 00:04 - Ultimo aggiornamento: 29 Agosto, 10:49

Formati, specializzati, pronti a indossare il camice ma non in un ospedale romano. Una fuga quella dei neo medici che scelgono di lasciare la regione per esercitare la professione all’estero. Solo nel 2021, secondo l’ordine dei Medici del Lazio, sono stati in mille a partire al termine delle specializzazioni. Numeri che si allargano ancora: su 24 mila specializzandi italiani, in 10 mila si sono trasferiti. Questo perché: «Non offriamo loro stabilità contrattuale, il sistema va rivisto e va rivisto ora» spiega Antonio Magi, presidente dell’ordine dei Medici del Lazio. Soprattutto perché durante le quattro ondate della pandemia le strutture sanitarie sono state travolte e la rete ha rischiato di cedere sotto la pressione di ricoveri e malati. Con gli allarmi, per l’assenza di medici specializzati, che si sono accesi a più riprese. Tanto che lo scorso anno - era il mese di ottobre - sono stati reclutati anestesisti e rianimatori in pensione. In corsia, insieme a loro, c’erano anche i neo laureati in medicina. 


LE DESTINAZIONI 
«Non ci siamo con i numeri - sottolinea il presidente Magi - è necessario trovare al più presto un sistema che offra ai nuovi medici prospettive a lungo termine. Qui, ne hanno ancora troppo poche ecco perché vanno via. All’estero hanno contratti a lungo termine e la possibilità di costruirsi una carriera e una famiglia».
A scegliere di partire sono soprattutto le donne.

Il 60% del totale dei medici in fuga infatti sono dottoresse: «Anche questo è un dato che deve farci riflettere, dobbiamo correre ai ripari» dice ancora Magi. Mentre le destinazioni sono la Gran Bretagna, la Germana e gli Stati Uniti. Eppure, proprio quest’anno c’è stato un picco di iscrizioni ai test di ingresso: un boom degli studenti, freschi di diploma. Sono stati in 20 mila a presentarsi tra luglio e agosto, segnando il 10% in più rispetto allo scorso anno. «Questi ragazzi li formiamo noi, abbiamo delle eccellenze. Ma dobbiamo trovare anche il modo di non farli partire. Gli ospedali della Regione hanno bisogno di loro ma, e questo è proprio il nodo, le strutture non sono pronte ad accoglierli con contratti stabili e a lungo termine» conclude il presidente dell’ordine. 


I REPARTI 
Non solo giovani medici in fuga. Negli ultimi due anni è stato registrato anche il picco di richieste per i camici bianchi prossimi alla pensione. 
Lo scorso gennaio ne sono arrivate oltre 600 con un incremento pari al 20%. Una fuga, anche questa dai reparti, causata dal Covid. Poi ci sono i medici di famiglia. Pure in questo caso, ci sono i numeri a scattare la fotografia: in 238 hanno lasciato la professione nel 2018, 288 nel 2019, 334 nel 2020, fino a raggiungere il picco massimo di 352 nel prossimo anno. Così, tra medici in fuga e chi è prossimo alla pensione, nei reparti e nei padiglioni degli ospedali le fila dei camici bianchi sono sempre più sguarnite. 
 

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