«Rom, censimento tutto da rifare», allerta del prefetto: dati forniti dal Comune sono vecchi

«Rom, censimento tutto da rifare», allerta del prefetto: dati forniti dal Comune sono vecchi
di Fabio Rossi
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Mercoledì 24 Luglio 2019, 07:15
Il censimento dei campi nomadi della Capitale va rifatto, per aggiornarlo ai dati attuali, e così il piano del Campidoglio rischia seriamente di slittare. La novità arriva dalla riunione di ieri del Comitato provinciale per l'ordine e la sicurezza pubblica, che ha affrontato il tema degli sgomberi e, appunto, la situazione dei nomadi a Roma. Il nodo è il monitoraggio degli insediamenti Rom, Sinti e Caminanti, richiesto dall'ultima circolare del Viminale, voluta da Matteo Salvini. L'amministrazione comunale aveva già svolto un censimento: ma i dati risalgono al 2017, e dalla Prefettura è arrivato un invito ad aggiornarli, per poter dare il via a un piano organico per il superamento dei campi. In particolare, da Palazzo Valentini si chiede una suddivisione precisa tra insediamenti regolari, tollerati e abusivi, in modo da poter stilare una road map degli interventi.

I DATI
Secondo il censimento di due anni fa, nella Capitale si contano circa 4.500 nomadi distribuiti in nove campi: un numero che sale a seimila se si considerano anche gli insediamenti abusivi. Ma ora questi numeri dovranno essere rivisti: «L'amministrazione capitolina produrrà una relazione sul censimento già effettuato e sullo stato di avanzamento del piano per il superamento dei campi», si legge in una nota congiunta di Comune e Prefettura. Ma sarà necessaria una revisione del lavoro svolto, e l'operazione potrebbe durare mesi.

I TEMPI
Il percorso immaginato da Palazzo Senatorio rischia così di allungarsi. L'ultimo obiettivo fissato dall'amministrazione capitolina era quello di chiudere il campo rom de La Barbuta entro dicembre del 2019, con quasi due anni di anticipo rispetto al cronoprogramma previsto. Discorso diverso invece, per i campi di Castel Romano e della Monachina: anche questi sono nella black list di quelli da liberare al più presto, insieme a quello di via Salviati, ma in questi casi la dead line resta fissata per il 2021, ossia entro la fine dell'attuale consiliatura. Salvo ritardi dovuti proprio alla necessità di rifare i conti.

LA STRATEGIA
Quattro i pilastri della strategia del Campidoglio: scolarizzazione, occupazione, salute, abitazione. Proprio i provvedimenti per quest'ultimo aspetto, ossia le sistemazioni alternative per chi lascia gli insediamenti, saranno estesi a tutti i nomadi censiti nell'ultima rilevazione ufficiale della polizia locale dei seguenti campi: Castel Romano, Candoni, Salviati 1 e 2, Monachina, Lombroso, La Barbuta, Salone e Gordiani. Previsti anche corsi di formazione e la creazione di ditte individuali o cooperative miste di servizi, ma anche - sul fronte abitativo - l'attivazione di protocolli di collaborazione con la Guardia di finanza, con l'Agenzia delle entrate e l'Inps per individuare coloro che nei campi sono economicamente autosufficienti e che quindi non hanno diritto al sostegno pubblico. Previsti anche i rimpatri incentivati che sono stati utilizzati per alcuni ex abitanti del Camping River, sgomberato lo scorso anno.

LE OCCUPAZIONI
Sul fronte degli sgomberi, l'orientamento del Comitato è di andare avanti con il programma, con il Campidoglio che prosegue il lavoro di ricerca di soluzioni di assistenza alloggiativa per chi ne ha diritto. L'occupazione di via del Caravaggio è la prima in ordine di tempo da sgomberare, in base al cronoprogramma stilato dalla stessa Prefettura. L'input che arriva da Palazzo Valentini e è di verificare il lavoro di monitoraggio ancora in corso, realizzato dal Municipio VIII, degli occupanti presenti nell'immobile. Ma, secondo il minisindaco Amedeo Ciaccheri, «a oggi non vi è mai stato un incontro tra Roma Capitale e Municipio, fatta eccezione per i tavoli convocati dall'assessorato regionale alla Casa».
 
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