Rifiuti, la Regione scrive al prefetto: «Più pulizia intorno agli ospedali»

Rifiuti, la Regione scrive al prefetto: «Più pulizia intorno agli ospedali»
di Mauro Evangelisti
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Domenica 16 Giugno 2019, 11:02
Montagne di rifiuti vicino agli ospedali, la Regione scrive al prefetto Gerarda Pantalone. «C’è un potenziale rischio nocivo per la salute con il persistere delle alte temperature». L’immagine più forte arriva dall’entrata dell’ospedale sulla Cassia, il San Pietro. Primo piano: cumuli di sacchetti di immondizia non raccolti da molti giorni. Sullo sfondo: l’ingresso del presidio ospedaliero. Ma segnalazioni arrivano anche dalle strade adiacenti al Policlinico Casilino; cassonetti pieni sulla circonvallazione Gianicolense, dove ci sono il San Camillo e lo Spallanzani. 

Di fronte a questa situazione di difficoltà, l’assessore regionale alla Sanità, Alessio D’Amato, ha deciso di scrivere una lettera alla direzione dell’Ama e alla Prefettura. Afferma: «Mi giungono diverse segnalazioni di presenza di rifiuti solidi urbani non raccolti nelle adiacenze di presidi ospedalieri romani. I tecnici dei servizi di igiene pubblica delle Asl segnalano che le elevate temperature di questi giorni possono, con il persistere di tale situazione, creare un potenziale rischio nocivo sopratutto alle persone anziane e ai più piccoli con patologie respiratorie per via dei miasmi. Inoltre lì dove sono accumulati rifiuti di carta e cartone ci possono essere anche pericoli di combustione». Dopo questa premessa, che descrive la situazione di crisi nella raccolta dei rifiuti a Roma di questi giorni, D’Amato lancia un appello: «Si richiede, in uno spirito di totale collaborazione, un intervento prioritario di raccolta e pulizia nei pressi degli ospedali romani affinché siano rimossi al più presto i rifiuti accumulati».

Il caos rifiuti è diffuso in molte zone della Capitale: montagne di sacchetti cresciute attorno ai cassonetti sono segnalate sull’Aurelia, al Flaminio, al Tuscolano, al Casilino, a Monteverde Vecchio, a Prati, in pratica in tutti i quadranti. Un esempio: la Cassia. Partendo oltre il raccordo sui lati della strada si incontrano montagne di rifiuti che impediscono di camminare sui marciapiedi e, sia pure non in modo uniforme, l’immagine si ripete con frequenza fino ad arrivare in corso Francia, per una decina di chilometri. Ieri nel primo pomeriggio c’era un camion dell’Ama che tentava di ripulire alcune aree, ma la quantità di spazzatura rimasta sui marciapiedi era tale da produrre l’effetto del cucchiaino che prova a svuotare l’oceano. In molti casi i cassonetti sono stati svuotati, il problema è rappresentato dai cumuli creati attorno. L’Ama paga vari fattori: i due impianti di trattamento di Malagrotta stanno funzionando a metà a causa della manutenzione programmata; quello di Rocca Cencia di proprietà dell’Ama ha avuto qualche giorno di stop per un guasto; il trasporto della spazzatura in altri impianti del Lazio si sta dimostrando più complicato del previsto anche perché poi bisogna trovare la destinazione finale in discarica e nell’inceneritore; il 40 per cento dei mezzi è fuori uso. L’azienda dal 18 febbraio è senza una guida: non è stato sostituito l’ex presidente Bagnacani; il direttore esecutivo Bagatti sta tentando di tenere a galla la nave; i tre del nuovo Cda, malgrado l’annuncio della sindaca Raggi, non hanno ancora firmato l’accettazione della nomina (lo faranno mercoledì). Roma è ricoperta dei rifiuti, ma l’Ama è rimasta quattro mesi senza guida.
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