Rapina al Golf club vicino Roma, Marina Lanza: «Io, sequestrata da giovani di buona famiglia»

Marina Lanza: «Io, sequestrata al Golf club da giovani di buona famiglia»
di Lucilla Quaglia
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Martedì 14 Luglio 2020, 00:05 - Ultimo aggiornamento: 06:57

Un colpo che ricorda il film “Arancia Meccanica” e che a detta delle vittime poteva forse essere evitato, quello di sabato notte, ad Aprilia. Circa quattro interminabili ore di terrore puro per i coniugi Paolo e Marina Lanza, prigionieri nella loro fattoria di Campo di Carne, ex Oasi Golf Club. In balìa, la coppia e il loro guardiano, di cinque delinquenti molto organizzati e, soprattutto, ben informati. «Tutto questo non sarebbe successo – si sfoga Marina Lanza – se il Comune di Aprilia avesse provveduto a installare la recinzione di 500 metri concordata con noi tre anni fa, nel tratto in cui via Vesuvio lambisce la stazione di Campo di Carne. Protezione, mai realizzata, concordata a suo tempo in cambio di una porzione di strada da noi concessa per allargare la viabilità dell’area. Inadempienza che ha permesso ai ladri di passare di lì indisturbati. È un fronte che si affaccia proprio sulla Nettunense. Davvero comodo per le incursioni nella nostra proprietà». 

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Che cosa ricorda dei momenti dell’aggressione? 
«Quando i ladri hanno fatto irruzione nella villa inizialmente abbiamo tentato di reagire: per tutta risposta siamo stati colpiti in viso, sia io che mio marito. Il nostro guardiano, sulla quarantina, che era lì con noi, è stato picchiato molto più pesantemente, tanto che ad un certo punto ho pregato i malviventi di smettere. Poi lui è stato portato a casa sua, lì vicino, e tenuto prigioniero assieme alla madre, che è pure malata di cancro. E per questo non è stata legata ma solo tenuta sotto chiave in una stanza. A me e mio marito hanno stretto polsi e caviglie con fascette elettriche». 

Le sono sembrati italiani?
«Inizialmente – specialmente uno – parlavano con un accento che sembrava dell’Est. Poi in italiano perfetto. Quindi ho una teoria: che non solo erano italiani ma non erano certo di Aprilia e neanche zingari. Erano alti, ben vestiti e palestrati. Tutti completamente in nero, di età compresa tra i 30 e i 35 anni e con i passamontagna che lasciavano scoperti solo gli occhi». 

Sospetta di qualcuno? 
«Sicuramente è gente molto ben informata e preparata, che ci conosce. Magari anche ragazzi di buona famiglia: sono ancora in tempo per cambiare strada». 

Oltre ad essere stati colpiti in viso, avete subito altre molestie? 
«Mi hanno strappato gli orecchini che indossavo quella notte. Uno non riuscivano a sfilarlo dal lobo e ad un certo punto si è parlato addirittura di utilizzare delle forbici. Ho gridato e fortunatamente alla fine è venuto via dall’orecchio». 

Mentre in quattro si sono spostati a Roma per svaligiare il vostro appartamento ai Parioli, il quinto è restato con voi a fare la guardia. Vi siete parlati? 
«Gli ho chiesto di allentarmi le fascette che mi legavano i polsi e mi facevano male. Lo ha fatto. Diciamo che forse era il più buono del gruppo. E questo mi ha permesso poi di liberarmi e di chiamare la polizia con il cellulare, una volta che il malvivente ha ricevuto l’okay dai compari che stavano a Roma e quindi se ne è andato. Cioè con il telefonino che i ladri ci avevano inizialmente sottratto e gettato in un’altra stanza della casa. Anche se ormai era troppo tardi, per le autorità, per intervenire».

L’auto che vi è stata rubata è stata ritrovata, bruciata, ad Ostia. Il vostro guardiano come sta ora?
«Meglio. Ma ha ancora un forte mal di schiena a causa delle percosse. In questa brutta faccenda sono contenta solo di una cosa: che non c’erano i miei figli. Avrebbero reagito, specialmente mia figlia, e sarebbe finita davvero male». 

Il telefono squilla in continuazione. Chiamano in tanti. Tutti molto preoccupati.
«Ho molto gradito la telefonata dell’amica golfista Barbara Palombelli, che non sentivo da tanto. Invece né il sindaco di Aprilia Antonio Terra, né dirigenti comunali che conosciamo, peraltro tutti frequentatori di quello che una volta era l’Oasi Golf Club, si sono fatti vivi. Io e mio marito ci siamo rimasti molto male».

Tornerete nella vostra fattoria? 
«Per ora facciamo avanti e indietro con Roma per gli ovvi sopralluoghi.

Siamo alla nostra terza denuncia. Non torneremo in fattoria fino a che non sarà potenziato il sistema di sorveglianza, sebbene non ci sia nulla da rubare ora». 

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