Ai cassieri cinesi di Roma i narco-euro delle ndrine: i viaggi dei calabresi in auto piene di denaro

Gli asiatici utilizzati come money-transfer per pagare i fornitori di droga in Sudamerica

Ai cassieri cinesi di Roma i narco-euro delle ndrine: i viaggi dei calabresi in auto piene di denaro
di Alessia Marani
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Giovedì 18 Maggio 2023, 06:47

Le staffette del narcotraffico inondano Roma non solo di coca, ma anche di soldi. Da ripulire o da inviare ai narcos sudamericani per pagare i carichi di stupefacente. Per farlo le ndrine utilizzano money-transfer cinesi con base nella Città Eterna. Autentiche banche illegali capaci di muovere milioni di euro al giorno. Lo rivelano le intercettazioni del Ros dei carabinieri che hanno sgominato una organizzazione criminale facente capo ad alcune delle più importanti e potenti famiglie dell'area jonica (Pelle, Strangio, Nirta, Giampaolo, Mammoliti, Giorgi) fino a seguire le tracce dei narcoproventi in anonimi capannoni e appartamenti lungo la Casilina, la Tiburtina e la Prenestina. Sebastiano Mammoliti, classe 2003, dell'omonima famiglia(alias Fischiante) di San Luca nella Locride, intercettato, a un accolito che gli chiedeva se conoscesse persone in grado di far giungere il denaro in Sudamerica spiega il metodo. «Ma te mica hai change...», gli chiede. E lui risponde: «Per mandare i soldi di là fra cioè Brazil Ecuador ..... loro tengono la percentuale.. si usano i change money... fanno i cinesi questi lavori».

Alle famiglie di Sa Luca, secondo gli inquirenti della Dda, era riconducibile anche la "Caffè in srl" con sede nel quartiere romano di Gregorio VII nella cui sfera c'erano ristoranti e locali, come la storica trattoria "Pallotta" di Ponte Milvio, ora sotto sequestro preventivo e in amministrazione controllata dello Stato. Ma a Roma dalla Calabria, appunto, non arrivavano solo i "corrieri" con i carichi pro-quota di stupefacenti che viaggiavano nei container delle navi da crociera con destinazione al porto di Gioia Tauro. È qui che, bussando alle porte di capannoni e appartamenti lungo la Tiburtina, la Casilina e la Prenestina i "pick-up money" cinesi incassavano i soldi del narcotraffico dai "corrieri" inviati con le mazzette di denaro.
Se tra l'agosto del 2020 e il maggio del 2021 i carabinieri del Ros documentano il trasferimento di complessivi 22,3 milioni di euro dalla Calabria - tramite Belgio e Olanda - verso Panama, Colombia, Brasile e Ecuador, la maggior parte del trasferimento di denaro, circa 14 milioni, avviene attraverso l'ingaggio di organizzazioni criminali cinesi attive nella Capitale, con basi anche in Dubai, specializzate nell'esecuzione di operazioni di "pick-up money" a livello globale.

 

L'AGIO SUL PREZZO

Una volta arrivata la droga, le ndrine hanno bisogno di piazzare subito lo stupefacente acquistato a un prezzo base e superconveniente acquistato in regime di monopolio dal Sudamerica. I calabresi possono decidere il prezzo. Ma parte dell'agio che ne ricavano deve tornare alle organizzazioni paramilitari che gestiscono le produzioni di coca oltreoceano. Ai "cavalli" che debbono portare lo stupefacente nella Capitale, vengono date anche le indicazioni per trasferire il denaro ai cinesi. Un'informativa dei carabinieri del settembre 2022 dà conto del trasporto dalla Calabria a Roma di 1.980mila euro con consegna a soggetti cinesi avvenuta il 22 agosto. Francesco e Salvatore Giorgi si confrontano su come procedere alla consegna. L'indirizzo fornito al "corriere" è via Rina Monti (Colle Prenestino). Come in ogni banca che si rispetti viene anche fornito di un "token", ossia un codice ricavato dalla foto del numero di serie di una banconota da 5 euro. Il cassiere cinese a cui consegnare il denaro deve avere proprio quella banconota in mano. Un altro trasporto (due milioni) deve passare per i cinesi di Valmontone. Un altro "token" viene fornito per una consegna di 85mila euro in via dei Ruderi di Torrenova, mentre in un altro "giroconto" da 700mila euro l'uomo da trovare è un cinese che stanzia in un hotel di lusso dei Parioli. La ndrina fa i conti dei «pacchi di soldi" da recapitare dai cinesi di via Prenestina: «Totale fanno 241mila euro». In appena tre giorni, nell'agosto dello scorso anno, per i money transfer cinesi di Roma passano oltre 6 milioni di euro. Perché i Fischiante sono chiari: «I cinesi per meno di un milione di euro non si muovono».
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