Telecamere nascoste nei vestiti, microfoni, auricolari senza fili e un risultato praticamente garantito: superare senza difficoltà l’esame teorico della patente, grazie a un esercito di suggeritori collegati in diretta. Un servizio illegale fornito ai clienti in cerca di una scorciatoia da diverse autoscuole, ad un prezzo tra i 2.000 e i 3.500 euro, a seconda delle attrezzature utilizzate. Un escamotage che ha fatto finire nei guai 54 persone, tra titolari, dipendenti e clienti delle autoscuole coinvolte. In molti sono già finiti sul banco degli imputati, mentre una decina ha optato per un rito alternativo, sul quale il giudice si pronuncerà in ottobre. Dalle indagini è emerso anche un giro di marche da bollo rubate, sottratte da un dipendente della Motorizzazione di Roma, acquistate da un intermediario che si occupava di ripulirle e poi cedute alle varie autoscuole. Le accuse contestate dalla Procura vanno dall’associazione a delinquere alla truffa, passando per il falso, le intercettazioni abusive e la ricettazione.
I FATTI
I fatti risalgono al 2017 e al 2018.
L’IMBROGLIO
L’escamotage utilizzato è descritto nei dettagli nel capo di imputazione. Il candidato arrivava nella sede della Motorizzazione civile munito di videocamera e auricolare senza fili, attrezzatura che era stata «opportunamente occultata sul proprio corpo - è scritto negli atti - così da consentire la lettura all’esterno delle domande di esame visualizzate sul monitor e fornire le risposte esatte». In questo modo, gli imputati, sarebbero riusciti a ingannare i funzionari, inducendoli a rilasciare un verbale informatico dell’esame con esito positivo. Non è successo in tutti i casi: alcuni candidati - soprattutto quelli stranieri - sono riusciti a sbagliare le risposte nonostante i suggerimenti. L’accusa è anche quella di essersi impossessati in modo «fraudolento» di immagini e contenuti trasmessi a distanza dalla banca dati del ministero dei Trasporti sui monitor della sala di esame.
Poi c’è la questione delle marche da bollo. Sotto accusa c’è un dipendente della Motorizzazione civile di Roma nord, che si sarebbe appropriato di numerosi certificati medici custoditi all’interno dell’archivio e depositati a corredo delle pratiche: ne aveva con sé 114 quando è stato perquisito dagli inquirenti fuori dall’ufficio.