L’ex promessa del calcio, una stagione nella Primavera della Roma, poi all’Hellas Verona con un passaggio a Imola in Serie C, Aboudrame Diaby, classe 2003, è in carcere accusato del sequestro lampo del ventenne Danilo Valeri, prelevato con la forza, portato via in auto da un commando di 7 ragazzi dal Moku Sushibar di Ponte Milvio la notte del 22 dicembre 2022 e rilasciato l’indomani al termine di una trattativa “privata”.
A finire dietro le sbarre per il concorso nel sequestro di persona a scopo estorsivo stile Mexico anche Osvaldo Isaac Jmenez Gonzales, domenicano di due anni più grande, arrestato pure per spaccio: è stato trovato in possesso di 20 grammi di cocaina, un bilancino di precisione e 10 mila euro in contanti.
Roma, il figlio di Valeri sequestrato fuori da un ristorante a Ponte Milvio
Secondo quanto ricostruito dagli inquirenti sarebbe stato lui ad avere contratto un debito di droga da 10mila euro da riscuotere da Valeri, figlio del pregiudicato Maurizio, il “Sorcio”, già vittima di una gambizzazione a San Basilio.
L'arresto
E per Diaby, soprannominato “Balotelli” dalle gang dell’Alessandrino e di Centocelle, scrive il gip nell’ordinanza di custodia cautelare, il denaro era «un’ossessione».
OMERTÀ
Matteo chiede spiegazioni: «Voi veni’ pure te?», lo allontanano. Al buttafuori che prova a fermare l’auto, Diaby incalza: «A zi’ fatti i ca.. tui, ce deve da’ i soldi». E ai tanti che assistono assiepati sul marciapiede intima: «A rega’ fateve i ca.. vostri.. Che devo mette’ una bomba qua?.. Faccio salta’ tutto in aria». Mentre Matteo e gli altri collaborano con la Questura preoccupati per la sorte di Danilo, il padre li rimprovera: «Me la risolvo da solo». Chiama un intermediario egiziano e alle 12.45 del giorno dopo avvisa lo stesso Matteo: «Me lo stanno riportando a casa». Ma dove lo avevano portato in quelle drammatiche ore? Tracciando le celle telefoniche a cui si erano agganciati i cellulari di vittima e rapitori, non è escluso che il ragazzo fosse stato in un covo nell’ex hotel Cinecittà, albergo dismesso e divenuto occupazione a prevalenza di nuclei sudamericani. È lì a due passi, in via Procaccini, che intorno alle 4 di notte si ammutolisce il telefono di Danilo. Muto, come la sua bocca una volta liberato («non ricordo nulla, so solo che mi sono risvegliato su un taxi diretto a casa», dirà a i poliziotti) e quella del padre («mai parlato con nessuno di quanto accaduto a mio figlio in quelle ore»). Salvo avere pagato un riscatto. Entrambi ora sono indagati per falsa rivelazione ai pm. Alessia Marani ©