Delitto Varani, un pugile: «Io salvo perché non ho bevuto»

Delitto Varani, un pugile: «Io salvo perché non ho bevuto»
di Cristiana Mangani e Adelaide Pierucci
4 Minuti di Lettura
Sabato 12 Marzo 2016, 17:10

Una tortura durata quasi due ore. Luca non voleva morire, confessano i suoi carnefici. Ma trenta tra coltellate e colpi di martello hanno straziato il corpo e provocato la morte per choc da dissanguamento. L'autopsia rivela che non sono state direttamente le coltellate al torace a ucciderlo: la lama trovata conficcata nel petto non avrebbe trafitto il cuore, ma sarebbe affondata nel polmone sinistro.


È come se avessero giocato con il corpo, sospettano gli inquirenti, evidenziando un profilo di crudeltà disumano. E ora il pm Francesco Scavo e il colonnello Giuseppe Donnarumma che stanno conducendo le indagini, stanno cercando di ricostruire quelle due giornate di orrore. Nella caserma di piazza Dante, dove è avvenuta la confessione di Manuel Foffo, sfilano personaggi di ogni tipo. C'è il mondo di Marco, doppio proprio come è lui, fatto di studenti universitari, di vip, ma anche di trans, di gente che si prostituisce, di drogati. E quello di Foffo, apparentemente più “normale”, ma con un concetto di normalità che prevede un trentaquatrenne come Alex Tiburtina, ex pugile, squattrinato, probabilmente pronto a tutto pur di accaparrarsi qualche lira. È stato interrogato ieri mattina e ha raccontato a verbale, dopo essere arrivato in caserma con l'avvocato Gianluca Nicolini: «È stato Manuel a mandarmi un sms giovedì alle 5 del mattino. C'era scritto: “vieni, c'è un party in corso, ci sono tante caramelle”». E lui, che con Foffo aveva avuto solo un unico strano incontro vicino al ristorante di famiglia, ha preso un taxi e si è recato in via Igino Giordani, ignaro di quello che gli sarebbe potuto succedere.

IL VERBALE
Manuel aveva raccontato che lo aveva conosciuto perché gli aveva pagato un pezzo di pizza e gli aveva detto che avrebbe chiesto a suo padre se aveva bisogno di qualcuno nel ristorante per dare una mano. «Quando sono arrivato lì - ricorda - stavano “impippatissimi”. Mi hanno offerto da bere, ma io bevo solo birra, quella era roba superalcolica. Non ho consumato cocaina, mi sono fatto una canna che mi ero portato da solo. Mi viene un brivido se ci penso, a quest'ora potevo essere io al posto di Luca». Nega di aver avuto rapporti con i due, ma Prato nel suo verbale lo smentisce. «Ho fatto sesso - dice - con Alex e anche con Giacomo. Non con Riccardo». Verrà risentito dal pubblico ministero e dovrà chiarire alcuni particolari.
 
Travestimenti, però, l'ex pugile sostiene di non averne visti. «Erano esaltati, strafatti di droga e di alcol - continua il verbale - Ho intravisto una parrucca rosa su una sedia, ma in quel momento non la indossava nessuno. Mi hanno dato dei soldi e mi hanno mandato a comprare della vodka e degli altri liquori. Io ho preso una birra, l'ho bevuta con loro, poi Manuel mi ha consigliato: “vai via che è meglio”. E rivolto a Prato ha aggiunto: “tanto con lui non dovevamo fare nulla”. Io speravo di mangiare lì e trovare da dormire. Allora ho chiesto dei soldi per il taxi, mi hanno dato venti euro. Da quel momento non li ho più rivisti». Stesso racconto quello di Giacomo, che avrebbe riferito, però, di modi estremamente violenti. Anche lui è stato fortunato, il raptus di follia non è scattato.

L'ULTIMO INCONTRO
Ieri, poi, si è presentata spontaneamente ai carabinieri la donna bionda che ha viaggiato con Luca Varani sul treno regionale Viterbo-Roma Ostiense tra le 7,20 e le 8, e che potrebbe essere stata l'ultima a parlargli. È una pendolare, conosceva il ragazzo, lo vedeva sempre. Con loro ci sarebbe stato anche un uomo. Varani viene contattato da Prato alle 7.12 e raggiunge il Collatino mezz'ora dopo. In quel lasso di tempo ha parlato con due persone che potrebbero fornire agli inquirenti altri tasselli di verità. Dopo la donna, in caserma sono stati chiamati un giovane del giro-gay di Prato, e un trans. Mentre nella giornata precedente era stata sentita anche Arianna S., con la quale Foffo sostiene di avere una relazione. E ancora, di nuovo il padre di Manuel, al quale sono stati chiesti altri particolari su quella serata. Obiettivo di chi indaga è ricostruire le fasi che hanno portato il giovane a confessare al genitore quel che aveva fatto, e le ore che hanno preceduto la confessione.

Le indagini ora si concentrano sui tabulati telefonici e sul giro di amicizie dei due giovani. Verrà risentito Foffo, perché la procura vuole fare chiarezza sulle ore successive al delitto. Sapere se aveva provato a disfarsi del corpo e se qualcuno potrebbe aver cercato di aiutarlo.

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