Per la procura, avrebbe agito con «artifizi e raggiri», al fine di «procurarsi un ingiusto profitto». Nell'avviso di conclusione delle indagini si legge anche che Alfredo M. avrebbe «approfittato del rapporto di conoscenza esistente fin dal 1989» e avrebbe «indotto in errore» un'intera famiglia. L'indagato avrebbe infatti finto di lavorare ancora come broker e avrebbe prospettato una serie di investimenti vantaggiosi. Per rendere più credibile l'imbroglio, avrebbe agganciato le vittime con un affare reale, del valore di 56mila euro. Per la procura, in questo modo, avrebbe tentato di «avvalorare la sua professionalità», conquistando la fiducia delle parti lese che, tra il 2011 e il 2013, gli avrebbero dato altri 91mila e 944 euro da investire. I soldi sarebbero spariti nel nulla. Con lo stesso escamotage, il broker avrebbe truffato anche un'altra donna che gli avrebbe dato tremila euro. Gli inquirenti contestano anche il falso. Per procurarsi un ingiusto vantaggio, infatti, l'indagato avrebbe "taroccato" un assegno che gli era stato consegnato in bianco.
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