Roma, confische da record a mafiosi e manager corrotti

Roma, confische da record a mafiosi e manager corrotti
di Sara Menafra
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Giovedì 6 Ottobre 2016, 08:13 - Ultimo aggiornamento: 7 Ottobre, 14:09
Subito dopo le grandi città di mafia, lì, a poca distanza da Reggio Calabria. La capitale d'Italia sale le classifiche dei distretti con più beni confiscati rispetto al resto d'Italia. A spiegarlo è la relazione annuale del ministero della giustizia, inviata nei giorni scorsi dal ministro per i rapporti con il parlamento e le riforme Maria Elena Boschi alla Camera.
Nel biennio 2014-2015, si legge nella relazione i procedimenti per beni confiscati o sequestrati nel distretto della capitale sono stati nel 48 e 41 nel 2015. Distanziata, ma non di molto dalle grandi città di mafia: Palermo con 147 procedimenti nel 2014 e 131 nel 2015 è il distretto con il maggior numero di procedimenti sopravvenuti (al di sopra del 205 del totale). C'è quindi Napoli, con 84 procedimenti nel 2014 , Reggio Calabria con 65 procedimenti nel 2015 e, subito dopo, Roma: 44 procedimenti nel 2015. La tabella che riassume i procedimenti del biennio 2014-2015 è chiara: Palermo 278 procedimenti, Napoli 156, Reggio Calabria 107, Roma 89. Prima, dunque, di Milano, dove pure la criminalità organizzata calabrese si è fatta spazio, o di Torino, Catania e Catanzaro.

LA RELAZIONE
«Roma - si legge nella relazione - dopo la solita Palermo, continua ad essere negli anni più recenti il distretto giudiziario che ha avuto un incremento relativo maggiore, 36 procedimenti sopravvenuti in più, nel biennio 2014/2015 rispetto a quello precedente, seguita dagli insoliti distretti di Brescia (salita da 5 a 31, +26), Firenze (da 12 a 35, +23) e Bologna (anch'essa +23)».
Interessante è anche l'analisi dei dati del numero di beni sequestrati nel complesso (ogni procedimento puù ovviamente riguardarne decine): «Palermo con 3.104 è decisamente l'ufficio che prevale in Sicilia, ma non a livello nazionale dove invece è superato, con 4.224 beni, da Napoli e, con 3.875, dalla imprevedibile Roma». A livello regionale, le Regioni col maggior numero di beni sequestrati o confiscati sono Sicilia e Campania, ovviamente. E, la terza con numeri che provengono però anche dalle altre città toccate dal ruolo dei clan, ad esempio Latina, è il Lazio: «Significativo è l'incremento del Lazio - dice ancora la relazione - che passa in un biennio da 3.388 a 4.601 beni, pari al 13,9% in tutta Italia. Come già accennato, in questa regione abbiamo l'ufficio giudiziario di Roma che un aumento di beni sequestrati di 1.433 unità costituisce il secondo ufficio giudiziario d'Italia per numero di beni trattati nel biennnio 2014/2015. Da notare i 635 beni di Latina».

LE OPERAZIONI
Sono tanti i sequestri importanti avvenuti a Roma nell'ultimo biennio. Quelli che hanno fatto più discutere sono indubbiamente i conti e i beni congelati nell'ambito dell'inchiesta Mafia capitale. Ma all'inizio del 2014 fece discutere il sequestro, poi diventato confisca delle proprietà dei fratelli, Righi, considerati riciclatori della Camorra. Oltre all'arresto di 90 persone furono sequestrati beni per un valore di 250 milioni di euro, tra i quali 23 esercizi commerciali nel centro storico della Capitale. I più noti erano i locali appartenenti alla catena Pizza Ciro.
Molti anche i sequestri sul litorale di Ostia. Oltre a quelli collegati ai clan, il mega sequestro del porto di Ostia: beni all'interno del porto per un oltre 400 milioni di euro, ora prossimi alla definitiva confisca. Non ci sono solo stati sequestri e confische legati ai clan, nell'ultimo biennio. A settembre 2014, ad esempio, sono stati confiscati i beni di Angelo Balducci, ex provveditore alle opere pubbliche di Roma, considerato il leader della cosiddetta cricca degli appalti di Grandi opere e G8. Nel corso dello stesso anno era avvenuto il maxi-sequestro del centro sportivo Salaria sport Village a Roma, centro sportivo del valore di circa 200 milioni di euro.

PROBLEMI DI GESTIONE
A livello nazionale, Sono 8.045 i procedimenti presenti in Banca dati al 31 dicembre 2015, con 633 nuove entrate. Complessivamente i numeri sono fortemente in crescita: nel periodo 2011-2014 sono stati 2.341, quasi ottocento in più rispetto al quadriennio precedente.
Dalla relazione emerge che al 31 dicembre 2015 risultano iscritti complessivamente oltre 153.000 beni, ma solo il 4%, appunto, è stato assegnato e ha avuto quindi una destinazione. «Un elemento di riflessione molto interessante, segno delle forti criticità nell'attuazione della legge», fa notare «Avviso pubblico», l'associazione che riunisce enti locali e regioni nell'ambito delle formazione civile contro le mafie, segnalando quello che da sempre è un punto debole.